Il problema dello Statale con il pensiero logico

Appena si prova toccare l’argomento dei privilegi dei dipendenti pubblici – descrivendoli  per quel che  sono: una  casta parassitaria, inadempiente e che si sente estranea al destino nazionale – subito mi  scrivono degli statali raccontando il loro caso personale. Esibiscono le loro piaghe: gli anni di precariato, la fatica del concorso  (“erano chiusi da dieci anni”),  i trasferimenti ad altra sede,  il misero stipendio;  mi giurano che loro lavorano onestamente, anzi si esauriscono a sgobbare senza riscuotere la minima soddisfazione dal pubblico, e poi chiedono: “Le sembro un privilegiato, io?”.

Ora, con tutta la carità possibile, un simile argomento non dimostra, in chi lo usa, se non una cosa:  una vera e propria falla dell’intelligenza, una incapacità al pensiero logico ed  una allarmante inettitudine a cogliere le idee generali. Un caso  personale non inficia  un’asserzione generale. Il fatto che “io, statale, andrò in pensione con 1330 euro mensili” non  smentisce il fatto che la pensione media dei pubblici dipendenti è di 1770 euro, che è il 72% superiore a quella media dei privati, e che questa è  “indebitamente eccessiva”, un regalo esecrabile  a danno dei poveri,  rispetto alla condizione di bancarotta dell’ente previdenziale , il quale è stato messo a carico dei dipendenti privati – e contribuisce a diminuire le loro pensioni e a rendere “meno competitivo” il costo del lavoro italiano.

Chiaro? E’come se quel signore che prende la nota mega-pensione Inps pretendesse di smentire che tre milioni di pensionai Inps prendono le “minima, e la prova  che la mia ammonta a 90 mila euro mensili!”.  Che cosa c’entra?  Come esempio di deficienza intellettuale,  il caso personale equivale all’altro “argomento” che  altrettanto regolarmente mi viene opposto quando parlo delle pensioni grasse degli statali: “Chissà  quanto  prende   lei di pensione, Blondet;  perché non ce  lo dice?”. Perché ci sono anche questi.  Forse qui il basso livello mentale è  aggravato dalla bassezza morale: insinuano che “è un privilegiato anche lei, quindi non stia ad accusare  i nostri privilegi; perché chissà che altarini possiamo scoprire su di lei, se ci mettiamo a scavare …”.  Questa losca e furbesca chiamata di correità, è tipica,  temo, di una categoria. La strizzata d’occhio fra privilegiati pubblici, non ci colpiamo tra noi…

Ed è la causa per cui essa come corpo sociale è  non-riformabile:  l’insegnante  che mi scrive protestando “io sgobbo da mane a sera”, l’impiegato che protesta “sono onesto, io”,  “non rubo, e sono competente” sono almeno colpevoli di questo: non hanno mai preso le distanze dai colleghi inadempienti per incapacità, fancazzismo o disonestà;   quelli che hanno barato al concuorzo; né dai dirigenti che danno a tutti  i loro sottoposti   la valutazione di “massima produttività” onde tutti, inadempienti e no, possano avere il truffaldino “aumento di merito” o “di produttività”.

Anzi:  voi capaci, meritevoli, onesti anzi eroici sgobboni, collettivamente avere sempre preso le difese dai  colleghi inadempienti, li avete sindacalmente protetti, siete scesi regolarmente in sciopero –  in massa come un sol uomo –  perché non fossero licenziabili, con un corporativismo ottuso e scandaloso. Fino al caso estremo di Sanremo, dove ciascuno era pronto a timbrare i cartellini dell’altro perché si assentasse rubando lo stipendio – che vi è pagato da gente più povera di voi, come sono la maggioranza di italiani.

Il fatto che io, personalmente, appartenga ad una categoria (relativamente) privilegiata, i giornalisti,  non mi impedisce di vedere, misurare – e denunciare –  i privilegi abusivi della casta  pubblica a spese dei privati, lavoratori e contribuenti, che li pagano: i loro veri datori di lavoro, che essi trattano come un bestiame da sfruttare senza scrupoli e senza limiti.  Ormai siete un problema di oppressione, anche perché siete 3 milioni (i giornalisti sono ottomila) e il vostro costo  è una gigantesca palla al piede per la società intera.

Siete  vincitori di una lotta di classe non dichiarata –  quelli che i soldi pubblici li prendono contro quelli che i soldi li danno –  che sta  soffocando la società produttiva. Ed oggi che la società produttiva  sta rendendo meno per voi in imposte (pensate che  il Comune di Milano ha visto ridurre il gettito dovuto alle miriadi di tasse sull’edilizia da 126 a 44 milioni,  perché il settore immobiliare è in agonia),  la state letteralmente uccidendo perché vi paghi gli aumenti”, e continui a darvi le vostre pensioni superiori  del 72%  alle sue.  E peggio, perché i peggiori fra voi possano continuare ad estrarre le tangenti e i lucri delle loro malversazioni.

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Che divorano le finanze pubbliche  in una percentuale   enorme, inaudita. Ho già  parlato di come le Fiamme Gialle abbiano denunciato alla Corte dei Conti 4835  funzionari pubblici   disonesti-incapaci che, nell’insieme, hanno “bruciato” in sei mesi più di 3 miliardi di euro  in malversazioni. C’è di tutto: dalla mala gestione del patrimonio pubblico alle creste sulla Sanità, dagli appalti raddoppiati all’appropriazione dei fondi europei, fino alla mancata percezione di affitti.

Costo, 3 miliardi in sei mesi. Sono 6 miliardi in un anno.   Denaro pubblico fregato e sprecato da un campioncino minimo, meno di 5 mila statali.  Poniamo che  i disonesti non scoperti siano solo 50 mila –  percentuale  realistica, su 3 milioni –   il vostro costo già  è sui 60 miliardi l’anno.   Solo il costo degli sprechi e malversazioni.  Oltre al vostro mantenimento, ai vostri stipendi superiori a quelli privati, alle vostre pensioni, ai vostri benefit, al costo della vostra sindacalizzazione.

Per voi sono tre milioni di “casi personali” e di qualche migliaio di “mele marce” (che vi guardate bene dal denunciare, in genere).  Per la società italiana, impoverita, arretrata e aggravata,  siete il problema sociale primario.  Proprio voi,  proprio voi in quanto “pubblici”, dovreste rendervene conto e unirvi a chi  vuol riformare il sistema,  le istituzioni che proprio voi (così vicini ai politici) avete contribuito a deformare a vostro preteso vantaggio.

 

Invece negate il problema  generale, ne fate un caso personale.  Pronti a difendere i vostri privilegi – e quelli di voi che sono meno privilegiati,di fatto proteggono i privilegiati grossi, da cui non prendete le distanze. E’ per questo che qualunque ministro in carica che si proponga di riformare lo spreco pubblico, non può far altro che “tagli lineari”: perché se prova a  fare i tagli a ragion veduta, dopo un’analisi minuta degli sprechi e del personale  in eccesso, degli enti inutili e della municipalizzate  truffaldine, vi ha contro “tutti”, tutte le categorie e sotto-categorie,  e  gli insegnanti da 1600 euro mensili  sono lo scudo di massa che difende,  in fondo i pretoriani del Parlamento, 100  mila euro di stipendio medio annuo, 350 mila di paga massima:   aumentati da ricche aggiunte che  vengono denominate “indennità”: l’«indennità meccanografica», l’«indennità recapito corrispondenza», l’«indennità immissione dati» – cioè prendono un’indennità per  svolgere ciascuna delle mansioni che questi ricconi sono tenuti a svolgere per stretto dovere  e ragguardevolissimo stipendio. E non c’è da stupire: le poche decine di impiegati parlamentari  sono divisi (e potetti) da 11 sigle sindacali. Per questo sono intoccabili, e non tagliabili i loro stipendi – del resto la Corte Costituzionale, ossia la decina di marpioni da 450 mila euro annui, ha sancito che “tagli decisi unilateralmente” dal governo  sono incostituzionali:  e con questa motivazione ha bocciato il contributo di solidarietà sulle  paghe pubbliche superiori a 90 mila euro annui. Perché hanno vinto o’concuorzo,  e  non siete stati assunti come noi nel privato: ma è logica, questa? E’ la logica del potere e degli   sfruttatori.

Cosa ha da dividere, con questi scandalosi “Ricchi di Stato” lei  insegnante di latino e greco di 52 anni  che lavora da 3  anni per lo stipendio (non del tutto disprezzabile) di 1600 euro mensili?  A  parte che lei stesso non riconosce quanti privilegi ammette di godere nella sua lettera:  dopo 5 anni di sofferenza “ a 200 chilometri da casa in una città dove  il costo della vita è superiore del 15-20 per cento”, ha ottenuto il trasferimento “nella città  natale”:  già, perché succede questo, che gli insegnanti non sono laddove ci sono più studenti, ma dove conviene stare a voi.   Ed avete la forza sindacale di strappare “i trasferimenti” al Sud spopolato  dopo pochi anni al Nord dove il costo della vita è alto perché paga 50 miliardi annui alle Regioni meridionali.   Che dite? Forse sono gli scolari che devono trasferirsi nel Sud in massa, dove voi potete vivere in famiglia, col costo della vita piacevole e vicino al parentado.   Per le sue stesse parole, caro insegnate di greco e latino, lei rivela la mentalità tipica della categoria: che le istituzioni pubbliche non sono fatte per  dare servizi al popolo, ma il popolo per servire voi.

Qualche maligno potrebbe malignare su questa  incapacità mentale di distinguere il generale dal particolare, questa inettitudine ad usare   il pensiero logico, al fatto che troppi i cervelli, una volta vinto o’ concuorzo, non hanno avuto più bisogno di funzionare e pensare.

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Nogarin, sindaco di Livorno

Purtroppo, la verità è ancora peggiore, Fosse solo insufficienza mentale.  Avete visto il caso della AAMPS, la municipalizzata di Livorno per la raccolta dei rifiuti?  Una azienda in bancarotta. Il nuovo sindaco del Movimento 5 Stelle,  Filippo  Nogarin,  ha fatto quello che dovrebbero fare tutti i sindaci, a cominciare da quello di Roma: portare i libri in Tribunale. L’azienda municipale messa in procedura di fallimento, soluzione legale e geniale:  non solo il debito viene praticamente ridotto, e i creditori (che hanno avuto il torto di prestare a dei buchi neri, convinti che comunque l’Erario avrebbe provveduto)  sono messi in fila a recuperare il 20 per cento , se possono; il meglio è   che i dipendenti “pubblici”  sono tutti finalmente nelle condizioni di un’azienda privata che fallisce – sulla strada –   poi fra loro una nuova azienda può scegliere i migliori.  Per l’ATAC  di Roma, sarebbe quella   essenziale, il risanamento radicale e perfettamente legale.  Le municipalizzate sono infatti “privatizzate”, hanno lo status di società per azioni, anche se il solo azionista è il Comune. Una furberia, che per anni è servita solo a una cosa: a politici a fare assunzioni di amici e clientes  senza bando pubblico, acquisti senza pubbliche aste, a sottrarre la contabilità alla Corte dei Conti….

Contro questo provvedimento,   gli spazzini di Livorno ( tutti ex imbucati dal PCI, che governa la città dal dopoguerra), coi loro sindacati, hanno fatto di tutto: riempito la città di spazzatura con  giorni e giorni  di sciopero, per poi accusare il sindaco Nogarin di minacciare la salute pubblica dei cittadini;  quando questi ha assunto 33 avventizi per ripulire la rumenta, l’hanno denunciato di comportamento antisindacale, sfruttamento di precari, di essere “contro i lavoratori”.

Infine, sorprendentemente, il Tribunale  fallimentare di Livorno ha deciso, in modo sorprendente: sì, la AAMPS è fallita. Avrà un commissario liquidatore ( “Potrà finalmente aprire quella scatola in cui sospettiamo troverà molte sorprese”, gongola il  sindaco, che evidentemente non ci poteva entrare, pur essendone l’unico azionista). E ancor di più, i giudici civili hanno respinto le opposizioni dei “Lavoratori” e dei loro sindacati con questa motivazione: “Non solo non sussiste alcun obbligo da parte dell’ente pubblico di finanziare la società partecipata in perdita – scrive il tribunale – ma anzi l’intervento pubblico teso a ricapitalizzare la società in caso di perdite non è ammesso se non in casi eccezionali, dovendo le società pubbliche essere gestite sulla base di principi di economicità, efficienza e legalità finanziaria”.

Subito dopo, cosa è successo al sindaco Nogarin? Prima, ha avuto le  gomme dalla Passat tagliate; poi, ha subito un furto in casa, con effrazione; infine, la a Passat è stata distrutta da ignoti  vandali che l’hanno resa inutilizzabile, rubando, già che c’erano, il pc portatile, il navigatore satellitare e vari documenti.

Non potete dimostrare che sono stati gli onesti lavoratori e compagni della municipalizzata a farlo. Solo, mi  conferma in un vecchio dubbio. Anni fa, da giornalista, provai a fare delle inchieste sul “sistema Emilia”, le coop  rosse, le commistioni fra pubblico e privato dove il capo partito passava da una coop al comune,  dalla Regione a una coop..e  dove non potevi  aprire una bancarella senza aver pagato il pedaggio al Partito.  “Il sistema è esattamente uguale alla Mafia in Sicilia”, mi confidò sotto  anonimato un piccolo albergatore di Rimini (naturalmente iscritto al PCI, o PD che fosse).   “Almeno però non sparano”,   dissi io, credendo di dire una cosa spiritosa. “Non sparano perché non sono contrastati. Se magistrati, se carabinieri cominciassero il contrasto,  vedrà…”.

A Livorno forse stiamo cominciando a vederlo: “La Violenza Rossa”, titola Rebuffo su Rischio Calcolato.

Forza Nogarin, A Livorno Violenza Rossa e Prove Generali per Roma e le sue Municipalizzate

Un urrà al sindaco Nogarin e al suo coraggio.  Se i 5 Stelle riescono a fare lo stesso a Roma, li seguirà la nostra eterna gratitudine, e il nostro voto.

 

 

 

20 commenti


  1. Vorrei che Blondet parlasse un giorno sullo scandalo degli Istituti Italiani di Cultura all’Estero, cominciando da Parigi, retto da Marina Valensise, già inviata del Foglio e dalla nipote di Gianni Celati (addetta culturale all’Istituto Italiano di Cultura… proprio così!). Marina Valensise percepisce 15.000 euro al mese e parla un francese appena sufficiente.


  2. parole sante caro Direttore…aggiungiamo che, questi parassiti pubblici, una volta vinto il concorso…per lavorare vogliono e chiedono sempre altri soldi.
    🙂
    Oltretutto, la maggioranza sono degli incompetenti patentati.
    Invece di lavorare e tacere e pregare perché hanno il posto fisso e non sono licenziabili, rompono anche le p…le.
    Robe da non crederci!!!
    Invece di lamentarvi e scrivere delle lettere ignobili al direttore, perché non vi licenziate?
    Se il vostro lavoro è così faticoso e impossibile, LICENZIATEVI E ANDATE NEL PRIVATO.
    Quando vi va bene, siete dei parassiti fancazzisti.
    Quando è peggio, vedasi scandali di san Remo e Roma anche una banda di delinquenti che si parano il deretano l’uno con l’altro.
    Timbrano e poi vanno al mare o a fare la spesa.
    Manica di ladri ed irresponsabili che non vi vergognate di poveri cristi che faticano ad arrivare alla fine del mese oppure vengono licenziati dalle aziende private a causa della crisi e, magari perché vecchi, non possono più rientrare nel “mercato del lavoro”
    Siete una vergogna per l’Italia ed il mondo intero.
    Chiederò personalmente al direttore che qualsiasi intervento a favore di questi delinquenti, venga cestinato senza se e senza ma.
    Spero di trovare accoglimento nella sensibilità di Blondet.


  3. Salve a tutti! Ho 40 anni e vengo da Brescia. E’ dura da ammettere, ma Blondet ha ragione. Io lavoro da poco nel pubblico e mi ritengo un superprivilegiato e cerco di farlo capire anche ai miei colleghi che quasi sempre si lamentano del posto in cui sono.
    Io ho un buono stipendio (1500 euro al mese circa) ma sono certo che questo stipendio è troppo alto per quello che faccio! In poche parole non me lo merito. Ma tant’è! Me lo prendo, mandando giù la poca soddisfazione di lavorare in un ambiente asfittico e per nulla stimolante ma godendone di privilegi che altrove (vengo da anni di lavoro in una piccola ditta privata) non ci sono, quali ad esempio, poter uscire prima senza chiedere permesso a nessuno, poter entrare dopo, riuscire a gestire gli impegni familiari (bambini), ferie a sufficienza. Sto rubando alla collettività? Forse sì! In coscienza non posso negarlo ma, io sto andando a caccia; ho trovato il modo di procacciare cibo ai miei piccoli, di poterli seguire nella crescita sottraendoli almeno un po’ al potere devastante della società. Se è vero come è vero che siamo in una società dominata dai barbari, ebbene voglio essere un po’ barbaro anch’io e sono contento di non dovere stare otto/dieci ore al giorno davanti ad una macchina di pressofusione di alluminio per 900€ al mese e farmi problemi di dover chiedere al capo un permesso per andare in posta!
    Si va a caccia signori. Non sono un eroe. Sono un piccolo padre di famiglia (vedovo per giunta) e guardo prima il mio orticello. Gli atti eroici, quelli veri, sono rarissimi e non dobbiamo aspettarceli da tutti! Non aspettateveli da me! Grazie direttore perchè ha il coraggio di dire cose scomode che si scontrano con una platea immensa di avversari armati fino ai denti di buoni principi!
    Buona domenica a Lei e a tutti i lettori
    L.R. da Brescia

    1. Il Navigante

      Gentile L.R. da Brescia
      Mi permetta di condividere con lei questi due appunti:
      1) Evviva la sincerità.Grazie per la sua condivisione sincera.
      2) Ai nostri figli abbiamo la responsabilità di dargli il sostentamento per il corpo ma anche per lo spirito (le virtù), quello lo possiamo dare solo con il nostro “esempio”, sopratutto in una societá di …barbari e di opportunisti.

      1. Il Navigante

        Volevo dire: “Buon esempio” per evitare che anche i nostri figli diventino barbari e opportunisti.

  4. MattioliLorenzo

    caro signor copertino io come lettore di effedieffe e ora di Blondet and friends ho avuto spesso il piacere di leggere suoi articoli (anche se li ho trovati spesso prolissiper una mente semplice come la mia), ma da io che vedo la faccenda dall’esterno. trovo che la scelta del direttore sia stata giusta.
    La conosce e non ha voluto farne il nome pe rnon metterla in ridicolo proprio di fronte ai colleghi. ma allora mi surge il dubbio. Lei si è ventato della sua impresa (la lettera al direttore per difendere la casta) ancor prima che la pubblicasse, coi suoi colleghi? allora e lei la causa del suo male.

    Ma se posso almeno darle una pacca sulla spalla…no non è un deficente intellettuale…è un emotivo che si è fatto prendere all’amo^^, e capitato anche a me spesso perchè se una cosa che il direttore sa fare e mettere il dito nella piaga, peggio che san tommaso , facendolo spuntare dall’altra parte mentre chiede “fa male qui?”.
    Anche questa risposta, trovo da parte di terzo incomodo, sia guidata dall’emotività, provi a vedere il problema da parte di un artigiano , di una casalinga costretta a fare le pulizie di uffici di notte per una miseria, e provi a pensare a quanta rabbia e delusiane abbiano quei singoli verso la categoria dei dipendenti pubblici (per invidia , inefficenza ecc) e non verso lei signolo operatore onesto.

    puoi dire dei suoi colleghi esser tutti come lei?

  5. Pierpaolo

    “Infine, sorprendentemente, il Tribunale fallimentare di Livorno ha deciso, in modo sorprendente: sì, la AAMPS è fallita.”
    È unutike sittikìlineare la sosrpresa provata da Maurizio Blondet, e da me pienamente condivisa.
    Lal’O è non il condensato, ma il fidtillasto

    1. Pierpaolo

      È inutile sottolineare la sosrpresa provata da Maurizio Blondet e da me pienamente condivisa. L’Irdine Giudiziario non è il condensato, ma il distillato più puro di quanto di deleterio possa esserci nel Pubblico Impiego: l’irresponsabilità, gabellataci per “indipendenza”.
      Che il Tribunale Fallimentare di Livorno abbia rinunciato ad “interpretare” la legge a proprio criterio per sostenere le pretese degli inadempienti contro il Sindaco è stato veramente fuori di ogni logica aspettativa.

  6. rino

    Azzeccatissima la descrizione dei pubblici impiegati onesti lavoratori che non fanno nulla per denunciare i parassiti pubblici loro colleghi.
    In Italia è così che funziona: c’è l’impero dell’ultimo comandamento, l’undicesimo. Il trionfo dell’omertà!!

  7. rino

    Quando si parla di parassitismo si cita spesso il sud. E’ vero invece che se esiste un fenomeno del genere e di tale portata è solo perché c’è un’enorme massa di onesti lavoratori che purtroppo ha un unico e determinante difetto: si fa troppo i cazzi suoi!
    Senza questa massa discreta e quasi invisibile non sussisterebbero nemmeno i presupposti per veder nascere la microcriminalità e il parassitismo statale.
    Come diceva Platone, non possono fregarsi tra di loro.

  8. Emilio

    E’ vero che gli statali si sentono estranei al destino nazionale e dei meno privilegiati e che da un certo punto di vista, quei mascalzoni delle municipalizzate si meritano quello che sta accedendo a molti italiani: la disoccupazione.
    Pero’ mi domando: Ora che il servizio di raccolta rifiuti molto probabilmente diverra’ privato, il servizio ai cittadini migliorera’?
    A mio modesto avviso, credo che si vedranno aumentare i costi agli utenti con un peggioramento globale del servizio. Tra l’altro questa non e’ solo una prerogativa italiana: ogni volta che si privatizza un servizio in ogni paese (L’acqua a Londra o a Parigi) si osserva lo stesso effetto su descritto.
    A questo punto vorrei far notare quello che Copertino ha ben detto in un precedente post e che riprende il pensiero di Belloc nel suo “stato servile”: se il paradigma dominante e’ l’egoismo ed il profitto personale, come puo’ funzionare un sistema alternativo come quello sociale (o peggio socialista). Vogliamo forse massacrare gli statali perche’ sono degli inetti e sciocchi nella gran parte o che per vivere hanno usato qualche conoscenza?
    Detto questo, ci tengo a sottolineare: non sono uno statale italiano, ho lavorato come interinale (non avevo il merito di conoscenza per lavorarci stabilmente) nel pubblico impiego e riconosco che in quello che racconta Blondet c’e’ molto del vero. Pero’ come il M5S e’ portatore di un’ideologia liberista che mira a annientare lo stato sociale.

  9. Teseo

    Dovrei opporle qualche logica considerazione, Blondet, sperando che lei non si arrabbi. Il pensiero logico vorrebbe che si tenesse conto delle quantità anche quando si giudica sulla qualità. Parlando degli statali onesti, lei non può ignorare che la grande maggioranza lo è, e addirittura riesce a strutturarsi un lavoro destrutturato. Non parlo degli insegnanti il cui rapporto giornaliero e pressante con clienti oggi poco gestibili (alunni) o esigenti e rissosi (genitori) qualifica di un valore aggiunto la loro prestazione professionale. Parlo dei moltissimi statali che non hanno direttive per un lavoro serio, in quanto i dirigenti non hanno la capacità o la volontà di organizzare (ed è questa la loro funzione) il loro lavoro seriamente. Sono poi le continue ristrutturazioni, gli accorpamenti per i cosiddetti risparmi (spending review) , che generano un caos per cui la stessa funzione è gestita da due o tre organismi contemporaneamente.
    Come vede non è solo una questione di quantità ma anche di logica. Insomma se la macchina non cammina non incolpi le ruote o il motore o la batteria, ma l’incapacità e spesso l’assenza del conducente. Lei dice che le ruote, il motore e la batteria dovrebbero prendere posizione contro il guidatore, e che invece si lasciano strumentalizzare dai sindacati a chiedere più benzina. E’ vero. Ma in alternativa cosa dovrebbero fare, licenziarsi?
    La soluzione potrebbe essere cambiare guidatore. Ma bisogna averne la volonta e soprattutto trovare guidatori validi.
    Lei cita il caso di Livorno, esempio pluridecennale di malaffare comunista. La mancanza di una qualsiasi opposizione (la destra era sistematicamente resa innocua da partecipazioni agli utili) ha generato in città una rivolta e il sindaco cinquestelle ha vinto con i voti determinanti degli elettori di destra. Se il sindaco si è rivelato abbastanza determinato, si è creata contro di lui un’opposizione interna che lo ha messo spesso in difficoltà. Perché i cinquestelle sono un partito soggetto alle stesse logiche di potere che governano la democrazia. Il partito ha inoltre forti componenti ecologiste, ideologiche (di sinistra) e clientelari che lo rendono molto debole. Le esperienze cinquestelle sono aleatorie. Quel che ha finora faticosamente funzionato a Livorno non è detto che vada bene a Roma.


    1. Caro Teseo,
      in attesa della eventuale risposta del direttore se mi consenti, lascio un suggerimento.
      Rispondo alla tua domanda:
      “Ma in alternativa cosa dovrebbero fare, licenziarsi?”
      Intanto evitare di piangere e lamentarsi, perché tutti i lavoratori conoscono benissimo che sono dei privilegiati perché su di essi non incombe il dramma del licenziamento e, peggio ancora, il ricatto padronale.
      Chi ha lavorato anche solo qualche anno nel settore privato conosce benissimo cosa intendo dire.
      RICATTO PADRONALE.
      Lei ha mi sentito parlare della domanda di licenziamento fatta firmare in bianco a tante donne al momento dell’assunzione nel settore privato?
      ( sia chiaro è solo un esempio)
      Lei pensi che per evitare questa ignobile pratica lo stato ha dovuto inventare un modello pubblico e digitale per la pratica di licenziamento.
      Roba da non crederci.
      Dunque, prima di tutto, lor signori del pubblico impiego, devo stare in silenzio.
      Lavorare e ringraziare il Signore che nessuno li può licenziare e perdere il posto come succede a migliaia e migliaia di comuni altri mortali come loro che, quando sono licenziati, oltre al dramma della perdita del proprio lavoro, spesso e volentieri viene distrutta anche la famiglia.
      Ripeto: rimangano in silenzio e preghiera!!!!
      Ma, soprattutto,vista la fine che fanno molti altri loro fratelli ( siamo tutti figli di Dio) lavorino più di prima e non meno di prima.
      Lavorino di più e senza lamentarsi.
      E poi, alla fine, se pensano proprio che sono loro i veri disgraziati, si, si licenzino.
      Proprio come dice Lei, caro signore.
      Se pensano di essere gli unici paladini che reggono l’Italia pubblica e sono, ciò non ostante, incompresi, SI LICENZINO!!!!
      Nessuno li obbliga a rimanere in quel posto di così tanto duro lavoro e sofferenza.
      Non le pare?
      Dove vivo io, hanno chiuso le uniche due imprese private che fornivano lavoro.
      La situazione è drammatica.
      Si vedono code e code presso gli uffici dell’Assistenza sociale.
      Situazioni indescrivibili.
      Nelle città italiane c’è gente che fa la fila alla Caritas per poter mangiare un pasto al giorno e Lei vorrebbe difendere questi fancazzisti degli lavoratori pubblici con il posto fisso e garantito?
      ( tralasciando i corrotti e delinquenti che le varie indagini quotidiane della magistratura scopre ogni santo giorno)
      Sia gentile, non lo faccia.
      Le rivolto la mia umile preghiera.
      Si astenga da questa lagnosa difesa.
      Buona Domenica nel Signore!

      1. Teseo

        Caro Rossi, non so perché ma non mi piace il tono del suo intervento, fra il minaccioso e il nonnista. Se lei, e tanti altri come lei sono sfortunati perché vittime di un sistema disumano dove il padrone ha “jus vitae necisque” sul dipendente, non può seriamente prendere questa squallida realtà a misura del “dover essere”. Allora caro signore la soluzione non è un licenziamento in massa dei cattivi statali, come lei auspica, ma un cambiamento epocale dei rapporti fra datore di lavoro e lavoratore. Dico “epocale” perché in epoca passata lo Stato si occupava con successo di questo aspetto (vedi Corporazioni) che oggi è in balia di politicanti disonesti costituzionalmente (attuale sindacato). A proposito, ora ho capito perché non mi piace il tono aggressivo del suo intervento (a parte l’aggressività), è in quel saluto finale “nel Signore” che se scherzoso è inaccettabile, se vero è ugualmente inaccettabile.


        1. @ Teseo,
          il mio tono può essere anche aggressivo e di questo mi spiace ma sono stufo di sentire i piagnistei degli statali.
          Tutto quì.
          Io non ho auspicato un licenziamento di massa come lei dice ma il licenziamento di coloro che nella p.a. si lamentano.
          Legga bene per piacere.


  10. @ Emilio,
    guardi che secondo me lei si è perso qualche puntata di questo film.
    I servizi pubblici sono già gestiti dai privati.
    Sono le c.d. aziende municipalizzate.
    Capitale in maggioranza pubblico ma gestite ( si fa per dire) come società.
    Con a capo ex trombati della politica.
    Vuole una prova?
    Eccola : http://www.gestioneacqua.it/organi-sociali.asp
    Questa è la SpA che gestisce gli acquedotti in tutta la Zona
    dove vivo io.
    Ma, c’è una grossa differenza fra privato e queste Aziende Minicipalizzate ed è la seguente:
    Il capitale è finanziamenti sono pubblici.
    Come le nomine dei vertici di gestione, sono nomine politiche.
    In sostanza, tutta corruttela perché sono quei politici scartati dal parlamento nazionale e regionale.
    Il privato è altra cosa.
    Egli caccia dei suoi soldi oppure se li fa prestare dalle banche e poi investe e assume il rischio d’impresa.
    Cosa quest’ultima che nelle c.d. municipalizzate non esiste perché in caso di perdite ( Vedi quelle di Roma) foraggia sempre pantalone.
    Se lei si preoccupa – giustamente – dello smantellamento dello stato sociale, io le dico che può stare tranquillo.
    Almeno in Italia, questo non avverrà mai.
    Altrimenti dove li piazzano tutti questi parassiti pubblici – lavoratori e politici – messi a capo delle migliaia di municipalizzate?
    Mi permetto di dirle: si tranquillizzi. 🙂

  11. Maurizio Blondet

    Caro sig. Mattioli Lorenzo,

    è inutile che scrive a me dal momento che il mio post, anche questa volta, è stato cancellato, rendendo così il suo del tutto incomprensibile a chi non può leggere il mio. Il fatto è che né lei, nè Blondet, né Rossi, né altri hanno davvero letto e capito il senso delle mie critiche a Blondet. Se il Direttore avesse lasciato il mio ultimo post all’articolo su “Michele”, in risposta a Rossi, forse molte cose si sarebbero chiarite. Ma – probabilmente per un appiglio formale (quando, poi, si dice la “burocrazia” …!), avendo in quel post usato una frase in maiuscolo contro le regole del forum – il post è stato cassato. Evidentemente disturbava la buona coscienza di qualcuno. Se Lei ed altri credete che lo scrivente difende quel che nel pubblico non è difendibile vuol dire che non avete letto o compreso le mie argomentazioni. Se Lei crede che lo scrivente non si mette nei panni degli artigiani e dei piccoli operatori economici indifesi vuol dire che non ha letto quanto ho mesos in evidenza sul fatot che la globalizzazione dei capitali ha trasformato lo Stato in un aguzzino contro i piccoli perché non può più controllare e tassare il grande capitale. Vada a rileggere, sempre che anche quei post non siano già stati cassati. Forse sarò, come dice lei, anche impulsivo ma a ragion veduta dato che la cantilena contro il pubblico impiego la sento cantare ogni giorno da tutte le fonti e, se permette, quando si fa il proprio dovere e ci si assume grandi responsabilità la cosa può anche dare fastidio. E non si tratta di difesa corporativa come pensa Blondet, dato che lo scrivente in passato ha contribuito ad adottare sanzioni anche durissime (in un caso il licenziamento) contro dipendenti pubblici responsabili di fancazzismo. Non so se questo post riuscirà a leggerlo dato che, probabilmente, verrà cassato anche esso. Comunque ci ho provato a risponderle.

    @ Emilio e Teseo,

    è inutile che continuate a cercar di riportare la discussione in un ambito di razionalità, perché l’argomento tocca troppe radicate false credenze e troppe sensibilità rese acute dagli effetti della crisi. Comunque grazie lo stesso.

    @ Rossi,

    uso l’account di Blondet perché, a suo tmepo, fu lui ad autorizzarmi ad usarlo, per postare i miei articoli, quando mi chiamò a collaborare a questo sito. Poi, per mancanza di tempo, non me ne sono fatto uno mio. Iniziai la collaborazione con il nuovo sito di Maurizio con grandissimo entusiasmo, per la stima e l’amicizia nutrita nei suoi confronti. Lealmente gli ho sempre manifestato i punti di dissenso tra me e lui su alcuni argomenti e non ho mai tradito questa fiducia, al punto che altri amici mi accusano di difenderlo troppo ed ad ogni costo. Ma a 53 anni non ho ancora capito, nonostante tante lezioni avute dalla vita in proposito, che siamo tutti fatti della stessa pasta, ad iniziare da me. Mai sopravvalutarsi e mai sopravvalutare nessuno su questa terra. Adesso mi prenderò una pausa di riflessione …

    Luigi Copertino


  12. @ Luigi
    Amen!!! 🙂
    Se non hai tempo per aprire un account posso provvedere io stesso. 🙂 🙂
    Poi ti giro il tutto con password provvisoria che magari avrai il tempo di cambiare (spero)
    Sia mai che ti stanchi troppo!!! 🙂
    Con tutte quelle gare d’appalto che devi fare, capisco.
    Quì siamo tutti comprensibili.
    Tranquillo.
    Anzi, dopo la pausa di riflessione sarà un piacere rileggerti, come ho sempre fatto, sui tuoi articoli di politica economica e altro.
    (anche religiosi)
    Torna presto!
    Buona Domenica anche a te, nel Signore!!
    P.S.
    per la cronaca io di anni di lavoro ne ho 40.

  13. Maurizio Blondet

    Egregio sig. Rossi,
    nel post censurato che le avevo dedicato la ammonivo a non usare più certo tono e certo linguaggio. Era quella la frase scritta in maiuscolo. Ora la ripeto secondo le regole del forum. Faccia poco lo spiritoso: lei ha mai gestito una procedura d’appalto? Lei conosce i rischi di tale gestione? Non credo. Lo scrivente,a sua differenza, non ha mai “sputato” sul lavoro altrui, compreso quello privato. Quindi è pregato di usare lo stesso rispetto nei confronti dello scrivente e degli altri. E sia chiaro: non intendo più sopportare da lei offese ed ingiurie – che, nonostante le regole del forum, non vengono però cassate – sicchè mi riservo, eventualmente, ogni legale tutela.

    Per quanto riguarda la pausa di riflessione la sua durata o definitività dipenderà anche dal fatto se arriveranno o meno chiarimenti, in privato, da parte del direttore.

    Luigi Copertino


  14. @ Luigi Copertino
    io non offendo nessuno;
    Non so se ha notato ma quando ho risposto alla faccenda account ho messo delle emoticon (spero lei sappia il significato)
    Infatti la mia chiusa ( seria) è stata di poterla rileggere.
    Naturalmente e, lo ribadisco, spero di non doverla rileggere quando scrive a difesa del pubblico impiego.
    Oltretutto ostentando sempre il suo ruolo di dirigente.
    Abbiamo capito tutti che lei lavora onestamente e penso che ogni volta che Blondet scrive pezzi sulla corruzione o fancazzismo nella p.a. ritengo non sia proprio conveniente rimarcare quello che lei fa e come lo fa e che lei è onesto.
    Lei, deve stare tranquillo: quì l’abbiamo capito tutti.
    E,siccome lei è onesto, non vedo perché debba sentirsi minimamente toccato dagli interventi del Direttore.
    Non penso-nel mio piccolo- che lei voglia rappresentare tutti i 3 milione e mezzo di dipendenti pubblici.
    Quando lei, ancora adesso in questa sua pedante replica mi chiede:
    “lei ha mai gestito una procedura d’appalto?”
    Sa cosa lei dico a questo punto?
    Ma Lei sa chi sono io e che lavoro faccio?
    Prima di ostentane per l’ennesima volta la sua posizione gli è mai venuto il dubbio di chiedersi che lavoro fa il suo interlocutore?
    Magari di gare d’appalto e Codice dei Contratti ne sa più di Lei.
    🙂 🙂
    Ultima cosa: mi usi una cortesia personale.
    Non ripeta continuamene che lei collabora con il direttore.
    Anche questo si è capito.
    Tenga presente che anche questa è ostentazione!
    In questo spazio che Blondet ci mette a disposizione, sappia che ci sono minimo 5 collaboratori continui H24.
    Non so se mi sono spiegato bene.
    Da mie sommarie informazione, almeno 5 persone, a titolo diverso collaborano con Blondet.

    Carità,carità sign. Luigi carità cristiana, senza strombazzarla tanto in giro e poi usarla come clava.
    Carità silenziosa….come si dovrebbe fare con gli amici.
    Chiudo con l’auspicio sincero di poterla rileggere nei vari argomenti dove lei è più preparato.
    ( pubblico impiego a parte ) 🙂 🙂
    Non si arrabbi….se un giorno ci incontreremo in qualche convegno con Blondet le darò il mio piccolo aiuto sulle gare d’appalto. 🙂 🙂

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