Netanyahu: come sabotare l’accordo nucleare fra l’Iran e gli Stati Uniti

Nazanin Armanian

 

Si può certamente dire tutto quello che si vuole sul comportamento, spesso tentennante, spesso anche ambiguo tenuto da Obama, ma è giusto evidenziare come, durante tutto l’arco della sua presidenza, abbia posto in essere un cambiamento epocale nell’atteggiamento tenuto dagli Stati Uniti nei confronti dell’Iran.

E’ anche vero che la precedente amministrazione iraniana guidata da Mahmud Ahmadinejad era stata molto rigida, sia nei confronti dei rapporti con l’Occidente, sia anche quelli con gli altri stati arabi.

L’integralismo sciita è visto come un grande pericolo, se non addirittura come una minaccia mortale dai sunniti e dai waabiti.

Questi ultimi lo vedono come un vero e proprio concorrente diretto nella leadership del mondo mussulmano.

L’Arabia Saudita, in quanto custode dei luoghi santi dell’Islam[1], cerca di contrapporre al fondamentalismo sciita di origine iranica, il suo waabita altrettanto rigoroso e pericoloso in quanto estremamente rigido: ma l’alleanza con gli Stati Uniti ha sempre mascherato e ridimensionato questo tipo di potenziale pericolosità insita nel waabismo.

In realtà molti dei problemi che affliggono il Medio Oriente sono proprio dovuti a questa espansione fondamentalista, sostenuta da ingenti capitali che i sauditi ed altre dinastie del golfo, impegnano nella lotta di destabilizzazione dei governi in paesi più moderati o addirittura laici dell’area.

Sta di fatto che le rivolte in Tunisia, Libia, Yemen, Egitto e Siria vedono, come occulti propugnatori e finanziatori proprio i sauditi.

In Siria poi, c’è da far pagare alla famiglia Assad la cacciata dal potere dei sunniti avvenuta con il colpo di stato posto in essere, in maniera incruenta nel 1970, da Hafiz Assad che, all’epoca, ricopriva la carica di Ministro della Difesa del governo retto dal partito Baʿth siriano. I cospicui finanziamenti sono giunti a tutti gli oppositori di Assad, ma sicuramente la gran parte sono serviti per la creazione dell’ISIS, naturalmente con il placet statunitense.

Ovviamente nessuno rivendica in maniera palese ed ufficiale, la nascita di questa abnorme creatura che sta devastando e creando terra bruciata tra la Siria e l’Irak e che allunga le sue propaggini fino al Sinai egiziano, alla Libia ed alla Nigeria, con Boko Haram.

Il presidente Obama ha seguito la situazione iraniana con un tipo di atteggiamento completamente differente da quello posto in essere dalle precedenti amministrazioni repubblicane.

Ha voluto assolutamente perseguire la via della trattativa diplomatica ed escludere qualsiasi tipo di intervento armato posto in essere sia direttamente dagli Usa, sia per interposta persona attraverso un attacco preventivo dei siti nucleari iranici, condotto dagli Israeliani. E gli americani più di una volta hanno dovuto fermare, con non poche difficoltà, Israele che era pronto a scatenare un diluvio di fuoco sui siti iraniani. L’alleato sebbene molto recalcitrante ha dovuto sempre sbollire i suoi umori funesti ed accettare i diktat statunitensi.

Se guardiamo indietro gli Israeliani non erano nuovo a certi exlpoit: il 7 giugno 1981 con un attacco aereo a sorpresa, distrussero il reattore nucleare iracheno di Osiraq già danneggiato dall’aviazione militare iraniana, durante la guerra tra i due paesi. Non c’era alcun presupposto, o pericolosità imminente tali da giustificare l’Operazione Babilonia compiuta dall’aviazione israeliana: ma un po’ a causa della psicosi dell’accerchiamento, un po’ per riaffermare la potenza militare dello stato ebraico nell’area, il raid fu realizzato con molto successo ed anche con il placet, più o meno palesemente manifestato, dagli USA.

Parzialmente anche la politica di incondizionato appoggio da parte americana ad Israele, con l’amministrazione Obama si è in parte attenuata e questo ha causato parecchia irritazione nel governo israeliano.

A causa di questa divergenza di vedute la patina di intesa costante e di sostegno incondizionato posta in essere tra i due paesi in maniera mutualistica, è venuta meno: Netanyahu ha definitivamente gettato la maschera ed ha cominciato ad assumere un atteggiamento di grande arroganza e di contrapposizione frontale nei confronti dell’alleato di sempre.

Contemporaneamente la pressione della Lobby filo israeliana ha cominciato un’azione intensa di attacco al potere di Obama.

Durante la sua visita a Washington, parlando davanti al Congresso riunito in seduta comune, il premier israeliano ha cercato di imporre ai rappresentanti statunitensi le proprie idee, ha usato un tono sicuramente molto sprezzante ed a volte anche molto tagliente.

In pratica ha invitato il Congresso a fare quello che diceva lui e non quello che voleva il presidente: niente di nuovo sotto il sole!

Ma poi la diatriba è continuata a distanza con inviti ripetuti a bocciare il trattato con l’Iran e cercando, grazie al lavoro della Lobby pro Israele, di spostare il consenso di alcune decine di senatori democratici, facendoli passare al campo avverso a chi voleva la ratifica del trattato di Ginevra. Ma nessuno ha trovato niente da obiettare in ciò: in buona sostanza, comunque Bibi Netanyahu non è nè il presidente degli Stati Uniti, né tanto meno ne è il padrone, o il supervisore politico di ultima istanza.

 

A furia di strillare è comunque riuscito a far rimaner basiti ed attoniti coloro che hanno creduto al grido ” Il lupo sta arrivando!da lui gridato ai quattro venti,per avvertire anzi tempo (e far alzare così la temperatura politica dell’area) dell’imminente lancio di inesistenti armi di distruzione di massa iraniane, manifestando clamorosamente la sua opposizione all’accordo storico di Vienna 14 luglio 2015 tra l’Iran e le potenze mondiali.

Esso in pratica, al contrario di quello che grida lui, paralizzerà lo sviluppo dell’industria nucleare iraniana.

Ma scusi signor primo Ministro Netanyahu  non era quello che voleva da sempre?

Insieme con l’estrema destra israeliana, ci sono però altre tre forze che non accettano questo accordo:

in primis i repubblicani americani, che sono come un martello che batte sempre sullo stesso chiodo, alla ricerca di nemici su cui sparare. Oltretutto essi sono in clima elettorale per la presidenza e sono necessari, all’uopo, milioni di dollari per sostenere le loro campagne. Quindi la lobby filo israeliana funge da fattorino procurando i fondi necessari alle spese altissime della loro campagna elettorale.

Poi c’è re Salman dell’Arabia Saudita, che vede ovunque lo spettro del “persiano – sciita” e traduce l’accordo, come una sconfitta per gli “arabi sunniti”.

A ruota troviamo i Pasradan interni iraniani che sono divisi in due settori: l’élite, guidata dai Guardiani della Rivoluzione (l’esercito) che è la base socio-ideologico della Repubblica Islamica essi, oltre a diffidare degli Stati Uniti, ritiengono che la distensione con l’Occidente danneggi i loro interessi sia in campo politico che in quello economico. Il generale Mohammad Jafari dice di non riconoscere questo accordo che include limitazioni sulle attività militari dell’Iran per otto anni.

Accusano il capo dello Stato, l’Ayatollah Khamenei e il presidente Hasan Rohani di capitolazione davanti al Grande Satana e di aver firmato un accordo peggiore di quello del 1828 con la Russia zarista, con il quale l’Iran dopo aver perso la guerra, cedette il Caucaso meridionale (oggi le repubbliche di Armenia e Azerbaigian), in cambio lo Zar lasciò al potere il re dell’Iran Abbas Mirza Qayar.

I secondi sono rappresentati dalle forze progressiste iraniane (che sono in esilio), e si sono opposte a questo progetto, e che credono che la convenzione di Vienna procurerà ulteriori sofferenze ad un popolo che non è anti-semita e, non vuole la guerra.

Un’altra storia è la posizione della Turchia, che forte delle 700 bombe nucleari degli Stati Uniti posizionate nel suo territorio, non si è mai sentita minacciata dall’Iran.  Inoltre, è ora possibile che la Turchia diventi la grande via di transito per il petrolio e il gas dretto dall’Iran verso l’Europa.

 

 

I pretesti di Netanyahu

 

Nazanin Armanian vive in Spagna del 1983, laureata in Scienze politiche, dottorato in Filosofia, insegna presso l’Università di Barcellona.  Porta avanti corsi e conferenze in vari centri civici e culturali, prepara  analisi di  attualità sul  Medio Oriente e il Nord Africa, tiene una rubrica settimanale su Publico, completamente libera senza reticenze o censure. Così si esprime in un recente articolo:

 

“L’accordo è soltanto una trappola: l’Iran continuerà il suo programma. Il primo Ministro Israeliano ha accusato le potenze mondiali di essere stupide ed ingenue mentre lui si presenta come l’unico ragazzo intelligente tra tutti. Ma i meccanismi di controllo sono minuziosi e scritti in ben 154 pagine del trattato e validi fino al 2040, secondo Obama serviranno a far pendere le norme come una spada affilata sul collo dell’Iran.

Sbloccando la immersa fortuna economica iraniana, è possibile aumentare il sostegno che l’Iran fornisce a gruppi e governi alleati nella regione . Non aumenterà proprio niente, ma al massimo potrà continuare a mantenersi agli stessi livelli di oggi, a meno che Israele non ritenga che un antico potere rimarrà tale in eterno. Ancora, oggi la priorità di Teheran è quella di mantenere la pace sociale interna al paese. Lo scopo della nomina di Hasan Rohani come presidente fatta dal capo dello Stato nel 2013 era volta a negoziare con l’Occidente il dossier nucleare per rimuovere le sanzioni al fine di evitare una esplosione sociale.

L’Iran sponsorizza il terrorismo : si intende Hamas e Hezbollah, due piccoli partiti, che a volte si devono difendere con lanci di razzi di carta dagli attacchi di un esercito dotato del più letale arsenale di armi nel mondo. La maggior parte dei paesi del mondo non li considerano terroristi e non comprendono, invece, l’ atteggiamento conciliante di Israele nei confronti di quel gruppo megaterrorista chiamato ISIS.

Inoltre, gli Stati Uniti manterranno le sanzioni contro l’Iran se diventasse sponsor del terrorismo e di violazioni dei diritti umani. E per quanto riguarda i palestinesi, potete essere certi: nessuno dei 52 paesi “musulmani” sono stati in grado (o, di fatto, ha voluto) fare qualcosa di efficace per questo popolo se non costatare come la mappa del suo territorio diventi più piccolo, ogni anno sempre più piccolo . Tutto indica che Obama ha messo il destino della Palestina in mano ad Israele, scambiando ed acquistando il tutto con l’Iran e così impedire a Teheran di aderire al Trattato Shangai ed all’area dei BRICS.

L’accordo non disarma l’Iran . Falso! Invece impedisce a questo paese la compravendita di armi per i prossimi otto anni. In contemporanea, Washington aumenterà sempre di più il numero di F-35 e delle batterie di Iron Dome per un ammontare di 3 miliardi di dollari all’anno a favore di Israele, che ha chiesto un aumento di altri 4,2 miliardi di aiuti militari. In contropartita gli Usa hanno ottenuto che Israele avvertirà gli USA prima di lanciare un attacco all’Iran. Il Pentagono, per “contenere il pericolo potenziale dell’Iran” secondo le parole del segretario della Difesa statunitense Ashton Carter, ha venduto anche 600 missili Patriot Advanced Capability (PAC-3) all’Arabia Saudita del valore di 5.4 miliardi di dollari. Quindi, il problema che Israele può avere con l’Iran è più di natura economica e politica che non militare.

 

L’Iran, è come la Corea del Nord, può rompere il patto. Né il governo né il popolo iraniano vuole essere isolato. Le autorità iraniane hanno bisogno di essere legittimate dalla società e della “comunità internazionale” per rimanere al potere. Si trovano ad affrontare una società dinamica (non chiusa o passiva), che richiede, senza fermarsi, la democratizzazione economica e politica. L’Iran gestisce un’economia neoliberista e ha chiesto di aderire all’Organizzazione mondiale del commercio. Per Tel-Aviv lo scenario peggiore è solo un Iran che rispetti l’accordo.”

 

Le vere ragioni

 

Israele è il primo beneficiario dell’accordo e Benjamin Netanyahu è il più grande perdente. La stampa dell’opposizione ha dichiarato:

che il riavvicinamento tra l’Occidente e l’Iran rappresenta un cambiamento nel rapporto di forze nella zona, riducendo il peso delle forze militari.

Diventa evidente che la nuova posizione dell’Iran, fino a ieri presentato dalla propaganda come responsabile di tutti i conflitti in tutta la regione, diventa adesso parte della soluzione di tutto il problema.

Ora il mondo vedrà il vero ruolo svolto da Israele negli inferni creati nella regione.

L’Iran è il più grande mercato non sfruttato a fondo del mondo. E’ il primo stato al mondo per riserve di gas ed il quarto per quelle del petrolio e si presenta come il più potente rivale economico di Israele nella regione, mentre il governo ebraico si trova ad affrontare un boicottaggio dei suoi prodotti (anche se non marcati con “Made in Israel” e sempre ignorato o peggio occultato da tutti i grandi media del mondo) nei mercati mondiali a causa del massacro sistematico attuato nei confronti dei palestinesi.

L’accordo riguarda solo la questione nucleare e quindi riconoscendo ed accettando implicitamente, gli interessi geopolitici (e quindi l’intervento), dell’Iran in Libano, Siria e Iraq.

Ed ecco la ciliegina: anche se non c’è una sola menzione ad Israele nell’accordo, (sorpresa!) gli USA garantiscono la sicurezza degli impianti nucleari iraniani del tentativo di un attacco israeliano.

 

 

 

E adesso cosa succederà?

 

Vari sono gli scenari ipotizzabili e Nazanin Armanian ce ne presenta, con molta lucidità alcuni molto plausibili:

 

 

“Il leader israeliano vuole impedire a chiunque di avere un accordo con l’Iran in quanto stando così le cose ha poche opzioni per cambiare l’attuale processo di distensione con Teheran:

Consolidare il fronte unito creato con gli arabi, e mantenere la pressione sull’Iran: ” Se non riesco a dormire io, non voglio lasciarti dormire . ”

Cercando di convincere una decina di membri Democratici del Congresso degli Stati Uniti ottendo così i voti necessari e sabotare l’accordo. Tuttavia, il 20 luglio, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha accettato il documento. D’ora in poi, pertanto, un attacco israeliano contro l’Iran sarà considerato una sfida per il mondo.

Provocare l’Iran con un nuovo ciclo di incursioni a Gaza.

Porre in essere delle “false flag” per incolpare l’Iran. In questo campo ha già molta esperienza.

Nel 2005 ha ammesso di essere l’autore nel 1954 di attentati terroristici commessi nell’Egitto di Jamal Abdel Nasser con la denominazione Operazione Susanna e la false flag dei Fratelli Musulmani. Tra gli obiettivi attaccati, la biblioteca del Consolato degli Stati Uniti e gli interessi della Gran Bretagna al Cairo. Aveva intenzione non solo di provocare una guerra civile nel paese, ma anche ben altro tra Egitto ed occidentale. Fu una false flag anche l’ultima aggressione israeliana, nel 2014 a Gaza?

Lanciare nuovi “missili cibernetici” contro le installazioni economiche e militari iraniane. Già nel 2011, la CIA e il Mossad inviarono il virus Stuxnet alla centrale nucleare iraniana di Busher, inaugurando una nuova categoria di guerre mondiali.

Il leader israeliano se è saggio può correggere il tiro. Il destino dei rapporti trilaterali tra Teheran-Washington-Tel Aviv non è scritto su pietra.  Esiste la formula della cosiddetta “coesistenza pacifica”. Ma è molto probabile che nella sua battaglia, Netanyahu voglia andare fino in fondo comportandosi come il classico elefante in una cristalleria cioè ponendo in essere un qualsiasi atteggiamento atto ad arrecare danni a se stesso, sia al suo paese ed anche a milioni di persone..”

 

In ultima analisi è il muoia Sansone e tutti i Filistei: un atteggiamento se vogliamo infantile, che oltre ad essere autolesionistico, non serve di certo ad accreditare agli occhi dell’opinione pubblica mondiale un’immagine dello stato ebraico vittima sacrificale della protervia e dell’intolleranza degli altri paesi. E’ ben vero che ormai la maschera sta cadendo, ma è altrettanto vero che creare crepe tra gli Usa ed Israele può solo essere frutto di un delirio di potenza ed un disprezzo verso tutto e tutti. Non penso sia conveniente trattare tutti come i servi del popolo eletto, ma spesso la mente umana prende vie che sono ispirate solo dal “lato oscuro della forza”:
Speriamo che la ragione ed anche la convenienza prevalgano e che Dio abbia davvero misericordia del Popolo con cui stabilì un’alleanza eterna e che prima o poi dovrà ritornare al suo ovile tornando ad amare, servire e d adorare l’unico vero Dio.

 

 

lucianogarofoli

[1] In verità il titolo fu usurpato dalla dinastia Saudita a quella degli Hashemiti quando nel 1925 le truppe di ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd deposero l’ultimo discendente della dinastia; Alì e si arrogarono il titolo di sceriffo della Mecca e guardiano dei luoghi santi dell’islam di la Mecca e Medina. Andò in frantumi il sogno panarabo di rinascita contro l’impero ottomano guidato da al-Ḥusayn ibn ʿAlī, nel corso della prima guerra mondiale la cui guida militare venne affidata al figlio Fayṣal che aveva avuto come alleato il colonnello inglese Lawrence (detto Lawrence d’Arabia).