MOGHERINI ACCELERA LA POLITICA ANTI-RUSSA. DEI MORTI VIVENTI.

Il titolo è ben trovato, perché dice una involontaria verità: “Macedonia, Ue chiede di affidare governo a opposizione”.  La notizia  nella versione mainstream è  questa:

Bruxelles 2 mar. (askanews) – Il responsabile della politica Estera dell’Ue, Federica Mogherini, ha chiesto al presidente macedone Gjorge Ivanov di dare mandato all’opposizione di sinistra di formare un nuovo esecutivo, come previsto dalla Costituzione del Paese.

La Carta fondamentale prevede infatti che il mandato venga affidato “al candidato appartenente a uno dei partiti che hanno ottenuto la maggioranza all’Assemblea”: “Questa è la Costituzione e ci aspettiamo che venga rispettata”.

Ivanov si è rifiutato di affidare il mandato “a una persona o a un partito il cui programma prevede un attentato alla sovranità, l’integrità e l’indipendenza territoriale della Macedonia”, allusione al principale partito della minoranza albanese, il Dui, che entrerebbe a far parte della coalizione e che ha chiesto l’istituzione dell’albanese come seconda lingua ufficiale in tutto il Paese. (fonte Afp)

Quindi la Mogherini, come la UE, hanno un solo cruccio: difendere legalità  costituzionale e la “democrazia” nei paesi circonvicini.   Questo secondo la versione ufficiale.   La verità è una brutale ingerenza:   da parecchi mesi ormai si succedono a Skopjie  manifestazioni anti-governative con  lanci di vernici colorate  -insomma un’altra rivoluzione dei colori con le tipiche firme dei servizi occidentali.  “l’Ue e gli Usa intendono installare in Macedonia un nuovo governo filo-occidentale, nel tentativo d’isolare la Serbia ed eliminare qualsiasi influenza russa nei Balcani”, ha reso noto Sputnik.  D’accordo, la fonte è moscovita. Ma bisogna ricordare di che tipo è la “opposizone”   a  cui la Mogherini ha ordinato di dare il governo.

E’ l’opposizione che il 9 maggio 2015 ha scatenato la  sanguinosa battaglia di Kumanovo, uccidendo  otto poliziotti e ferendone una quarantina.  Si trattava di un gruppo penetrato dal vicino Kossovo (sotto amministrazione NATO,  e ovviamente base della Cia), una cinquantina di kossovari armati con armi automatiche, fucili da cecchino e granate, e  molto ben addestrati.  La zona in cui erano penetrati è abitata dalla minoranza albanese; se lo scopo dell’attacco era di provocare una sollevazione della minoranza, è stato un fallimento:   nel corso delle sparatorie, per salvarsi, molti albanesi presi fra i due fuochi sono riparati (ebbene sì) in Serbia.   Ma forse lo scopo era di ammazzare alcuni poliziotti in modo che essi reagissero  sparando sui manifestanti  albanesi: tattica collaudata dalla NATO a piazza Maidan in Ucraina, che ha portato al colpo di Stato  e alla giunta anti-russa di Kiev.

Macedonia, funerali dei poliziotti uccisi dall’Uck

UE dalla parte dell’UCK

Può farlo sospettare la presenza dei cecchini  nel gruppo armato.  Lo fa’ sospettare anche il  fatto che durante i combattimenti la missione OSCE  a Skopje   si  mise immediatamente in contatto con il gruppo armato, che continuava a sparare asserragliata nelle case del villaggio di Diva, e quando le cose si misero male per i terroristi,  “esercitò un ruolo costruttivo per il cessate-il fuoco”, riscuotendo l’elogio con  queste parole da parte dell’ambasciatore Usa a Skopje,  Daniel B. Baer.  Un altro indizio: Jens Stoltenberg segretario generale NATO, e Johannes Hans, austriaco, allora  Kommissario per l’Allargamento della UE, praticamente presero posizione a favore dei “ribelli”.  “Questo attacco –  affermò allora  Hahn –non deve essere visto come un’opportunità di ritardare una soluzione dei problemi del Paese”.   I problemi interni della ex  repubblica jugoslava di Macedonia sono costituiti essenzialmente dalla circostanza che la maggioranza non vuol entrare nella NATO. E  forse nemmeno la forte minoranza albanese, dato che l’Occidente della libertà e della democrazia ha  dovuto servirsi di albanesi venuti dal Kossovo. Che sono poi risultati quasi  tutti membri  in vista  dell’UCK, il “partito”-  di gangster   sulle cui attività criminali nel Kossovo, dove spadroneggiano  protetti dalla più grande base americana in Europa,  non possiamo ricostruire perché porterebbe via troppo spazio: traffico di droga e trffico di donne,  agganci col terrorismo islamico , eccetera. Uno degli uccisi nello scontro di Kumanovo, Fadil Fejzullahu, “ compare in una foto assieme all’ambasciatore degli Stati Uniti nella capitale macedone Skopje, Paul Wohlers, responsabile della politica e delle attività americane nei Balcani”.

http://www.lookoutnews.it/macedonia-kumanovo-uck-esercito-liberazione-kosovo/

Subito dopo, l’attivissima e da nessuno votata  eurocrate ha fatto produrre il seguente  titolo:

“Mogherini a Belgrado:  futuro Serbia  è nella Ue”

Che vi piaccia o no, voi serbi dovete entrare  nella UE,  ha intimato a nome di una UE in pieno sfacelo. Ma è tutto lavoro disinteressato, fatto in realtà  per la NATO.  Dai media:  “La nostra Unione restera’ incompleta fino a quando la Serbia e gli altri Paesi della regione ne resteranno fuori”, ha detto Mogherini in un discorso pronunciato in mattinata nel parlamento serbo.  In cui èstata malissimo accolta da (dice l’ANSA) “i ultranazionalisti e antieuropeisti del partito Srs di Vojislav Seselj, rimasti sempre in piedi,  che hanno mostrato cartelli con su scritto in serbo e in inglese “La Serbia non crede a Bruxelles”…Durante tutto l’intervento, Mogherini è stata contestata al grido di “Srbija, Rusija, ne treba nam Unija“, cioè “Serbia, Russia, non ci serve l’Unione europea“.

Basterebbe per una giornata di  duro lavoro pro NATO, si direbbe. Macché: “Per l’Alto commissario europeo le contestazioni non sono finite. Nel pomeriggio a Tirana (Albania), mentre lasciava il Politecnico, sono stati esposti da alcuni studenti dei cartelli con scritte come “Vogliamo elezioni libere ed eque”. Come mostra un video, la Mogherini si è affrettata a salire in macchina, mentre gli agenti hanno sgomberato il picchetto”.

Si è affrettata a salire, insomma è scappata. Non sembra che le proposte anti-russe  dell’Alta Rapp eccetera siano popolarissime in questi giorni nei Balcani.  Invece noi, europeisti veri e puri, siamo contentissimi di  quest’altra notizia, che forse spiega in parte l’attivismo militaresco e  le ingerenze ed intimazioni  dell’Alta Rapp:

La UE crea   un centro di comando congiunto  per le missioni militari”.

La UE  dunque si trasforma in una alleanza militare. E ancora una volta, alla chetichella.

Secondo la Reuters, i ministri di Esteri e Difesa dei 28 stati membri si riuniscono  il 6 a Bruxelles per mettere insieme un  “centro di comando” unificato “per missioni militari non-esecutive della UE in Mali, in Somalia e in Centrafrica”.  Non esecutive? Significa che saranno soprattutto missioni per addestramento e formazione dei militari di qui paesi (e la fornitura  di armi, no?). Attenzione però: “In futuro questo comando potrebbe aver l’obbiettivo di sorvegliare delle missioni militari, e potrebbe diventare  un vero quartier generale europeo,  desiderato specificamente dalla Francia e dalla Germania di fronte alle incertezze create dall’elezione di Donald Trump”.

Ecco dunque il motivo:  Hollande e Merkel,  e dunque Juncker e Mogherini,  temono che Washington diventi meno ostile a Mosca e possa tornare una pace; e  loro, che   secondo il piano Obama-Clinton hanno eseguito  tutte le politiche  per rendere (senza necessità alcuna)  Putin un nemico,  militarizzano la UE e accelerano l’espansione della NATO ad Est, cercando di ficcarci a forza Serbia  e Macedonia, le ultime briciole, e anche le più renitenti (sono filo-russe e ortodosse).  Tutto ciò ha qualcosa di ridicolo e sinistro assieme: Hollande sicuramente,  Angela Merkel quasi certamente,   hanno i mesi contati. E’  dunque come   zombi di un filmaccio del terrore che  applicano  le politiche per cui sono stati condizionati, incespicando e con gli sguardi  vuoti  mentre i loro corpi si decompongono, con  sinistro automatismo da morti viventi.  La zombi Mogherini esegue questi programmi secondo istruzioni date  a suo tempo, probabilmente contando su  un  ritorno del morto-vivente Obama con la Clinton o delle loro politiche, una volta  eliminato Trump.  Calcolo che, purtroppo, potrebbe rivelarsi indovinato: Obama  è tornato a  fare l’opposizione al ticoon con tutti i mezzi,  compresi quelli illegali a disposizione dello Stato Profondo.

Paesi baltici: occupazione Usa “duty free”

Circondata la base russa di Kaliningrad

Perché, attenzione, prima di dover sloggiare, Obama ha assestato ancora un colpo alla sicurezza europea:   ha firmato con i tre staterelli baltici un accordo  (SOFA, Status of Forces Agreements)  per cui sostanzialmente Lituania, Estonia e Lettonia pagano di tasca propria per l’insediamento sul loro territorio delle truppe americane.   Le truppe godranno  di immunità penale per delitti commessi nei paesi baltici, detassazioni, prezzi più bassi, tutta una serie di privilegi dell’occupante,  nel quadro  di quella che , di fatto, la cornice legale per la presenza permanente delle truppe Usa e NATO.

 

 

Ben contenti, i governanti di quei paesi, fieramente anti-Putin,  stanno  febbrilmente  costruendo le caserme e investendo per rammodernare le infrastrutture  e i comfort di vecchie basi come Rukla, Adazhi e Tapa, dove da primavera alloggeranno gli americani e  i soldati   della NATO; i quali avranno allora a disposizione spacci e supermercati a loro riservati,  in pratica dei duty free,  dove acquisteranno in esenzione da IVA e da accise (per esempio sui liquori), e prezzi  sui beni locali   ridotti  rispetto a quelli che paga la popolazione locale.  Negli accordi  SOFA i tre paesi   hanno rinunciato per contratto a trarre “additional income”, reddito   addizionale, dai commerci con  truppe estere.

 

L’occupazione  sottocosto per l’occupante. Condizioni  un po’ vergognose,  ancora più umilianti di quelle dei tempi dell’occupazione sovietica. Ma i capi di quei giovani governi sono felicissimi di farsi proteggere dagli americani e  dalla NATO. Notoriamente hanno  dei conti da regolare con Mosca. Lo spiega eloquente la foto qui sotto:

Lei è  Kersti Kaljulaid, presidente della repubblica dell’Estonia,  col marito Georgi-Rene Maksimovski, nella serata all’Opera con cui si è conclusa la giornata del 24  gennaio – data dell’indipendenza estone – salutata da una sfilata militare  di truppe britanniche.  Il costume con cui la coppia si è presentata è un  messaggio politico: è  il costume etnico di “Seto”,  una minoranza etnico-linguistica (rimasta pagana fino al XV secolo), oggi divisa tra Estonia e  Russia. Divisa vuol dire che 15000 Seto abitano in Estonia, e (secondo il censimento russo del 2002) 184  in Russia, nella zona di Pechory.  Ma la signora presidente dell’Estonia ha rivendicazioni territoriali sul  territorio di  quei 184, e forte della protezione NATO ha  cominciato a mandare messaggi come quello che la  foto illustra:  il suo cuore sanguina per i fratelli Seto, anzi è anche lei una Seto, irredenta e  infelice. Anche perché il fratello della presidenta ha avuto un processo per appropriazione indebita, poi caduto nel nulla… insomma  la “democrazia” come noi la conosciamo è proprio arrivata in Estonia, paese NATO. Speriamo che non ci dobbiamo trovare, noi italiani, in quanto  membri della stessa alleanza, a dover fare la guerra  alla  Russia per liberare i 184 Seto.