Isis decapita uno sceicco Sufi di 98 anni

Il gruppo terrorista che agisce nel Sinai non ha esitato a uccidere l’anziano molto rispettato dalla sua gente

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Era un uomo di religione assai anziano e rispettato. Ma è stato brutalmente decapitato dallo Stato Islamico del Sinai.
Lo sceicco Suleiman Abu Haraz, 98 anni, sacerdote sufi (ossia apartenente ai sufisti, gruppo mistico che si è sviluppato all’interno dell’Islam) che operava nel Sinai è stato rapito a metà ottobre nella sua casa di al-Arish dai seguaci egiziani del Califfato e accusato di essere andato contro la legge di Dio (ovviamente nella sua interepetazione estremista).
L’anziano è stato poi condannato a morte e obbligato a indossare la triste tuta arancione dei prigionieri destinati al macello. Con lui è stato rapito e ucciso un altro povero innocente, Akotaivan Mansouri, messo a morte con le stesse accuse dello sceicco.
Suleiman Abu Haraz era un importante leader religioso moderato e, come detto, molto rispettato anche in considerazione di essere quasi centenario.
Ma, nonostante gli anni, lo sceicco Sufi ogni giorno visitava le case degli abitanti del luogo per dare conforto e assistenza religiosa. Cosa che lo Stato Islamico dell’Isis non poteva tollerare.
Dalle foto non è possibile stabilire a quale giorno si riferiscano le immagini. Ossia se lo sceicco è stato ucciso subito dopo il suo rapimento o solo nei giorni scorsi.

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Così, su FB, ha commentato Gabriele ‘abd en-Nur Iungo:

Gabriele Iungo ha aggiunto 3 nuove foto.

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Lo Shaykh Sulaymân Abû Harâz as-Sawârikî al-Ash’arî as-Shâfi’î as-Shâdhilî è stato gratificato del martirio all’età di oltre 100 anni, per mano dei sediziosi (khawârij) di quest’epoca, affiliati all’ideologia violenta e settaria di ISIS, che lo hanno accusato di devianza e di miscredenza così come i loro antichi predecessori accusavano i Compagni del Profeta ﷺ.

Da un lato, l’accaduto ci conferma gli indizi dell’alto grado dello Shaykh, il quale in queste ore è infatti gratificato dalle invocazioni di molti Sapienti e credenti musulmani in tutto il mondo, e giacché il Profeta ﷺ attestò che i migliori tra le vittime sarebbero stati quelli uccisi dai peggiori tra i carnefici; d’altra parte, il silenzio che accoglie quest’ennesima efferatezza ci conferma altresì come molti, tra gli stessi Musulmani, siano purtroppo affetti da un’indignazione del tutto selettiva, e non abbiano affatto compreso la natura e la portata del pericolo che ci minaccia.

Col permesso di Allâh ﷻ, alla memoria dello Shaykh Abû Harâz dedicherò le lezioni che comincerò domani presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, nonché la promozione di un convegno dedicato alla lotta dell’Islâm tradizionale contro le derive dell’estremismo e dell’integralismo.

Che Allâh ﷻ accolga il suo martirio, e lo elevi ai più alti gradi del Paradiso, in compagnia dei Profeti, dei Veridici, dei Martiri e dei Giusti: se possibile, si reciti la Sûra al-Fâtiha a beneficio della sua anima.

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