Il senso ultimo delle apparizioni mariane

Di Primo Siena (“La Spada di Perseo”, edizioni Solfanelli)

 

  1. La Vergine Maria, Signora della Parola

Le numerose apparizioni della Beata Vergi­ne Maria formano la collana aurea di quel tra­sparente mistero che la stessa Madre di Gesù, nelle appariazioni di Karizim del 25 aprile del 1961, ha definitocon queste parole: “Consideratele mie Rivelazionicome una «Apocalisse mariana» che con­corda perfettamente con la Rivelazione Segre­ta di Giovanni”.

Secondo la cronologia delle più note appa­rizioni mariane, queste si snodano — insistenti e ricorrenti — da oltre un secolo: 1830. Rue du Bac (la Vergine descrive a Caterina Labouré la “Medaglia Miracolosa” che sarà coniata nel 1832); 1846, La Salette; 1858; Lourdes; 1917; Fatima; 1922, Beauring; 1935, Banneaux; 1961-65, Garabandal; 1980; Prado Nuevo-Madrid; 1981, Roma.

I messag­gi della Vergine dati nelle apparizioni di Ga­rabandal, Prado Nuevo e Roma assunsero un chiaro significato escatologico che con­ferma e completa il famoso e ancora «semi­sigillato » terzo segreto di Fatima.

Può risultare interessante sapere che, quasi in coincidenza con le apparizioni di Garabandal incominciate nel 1961, e quasi con la stessa modalità, la Beata Vergine Maria si manife­stasse quello stesso anno anche in Italia ad una contadina (mamma Rosa) di San Damiano, piccolo borgo rurale in provincia di Piacenza.

La Vergine si presentò a mamma Rosa per la prima volta il 29 settembre 1961, festa dell’Arcangelo Michele. La Madonna si manife­stò sotto le spoglie di una Giovane Signora di rara bel­lezza, vestita con il costume contadino della regione ed un velo celeste sul capo, per avver­tire la contadina semianalfabeta e gravemente inferma che avrebbe recuperato la salute il gior­no seguente, all’ora in cui all’incirca Padre Pio da Petralcina celebrava la S. Messa a S. Giovanni Rotondo, nel Gargano, e dopo che l’inferma avesse bevu­to una tazza d’acqua in cui la Giovane Mi­steriosa aveva aggiunto tre grani di Terra Santa e tre foglie d’olivo.

La miracolosa guarigione di mamma Rosa, affetta da una malattia giudicata incurabile dai medici, avvenne appunto per l’intercessione del santo Padre Pio, come-aveva avvertito la Giovane Si­gnora. Sei mesi dopo la prima Apparizione del­la Vergine a S. Damiano, lo stesso Padre Pio avrebbe confermato l’origine celeste di quegli avvenimenti.

Nella primavera del 1962, mentre mamma Rosa (fedele seguace di Padre Pio) partecipa­va ad un pellegrinaggio al Sacro Monte del Gargano. In quell’occasione aS. Giovanni Rotondo riapparve 1a misteriosa Giovane Signora del 29 settembre anteriore, ma in quell’occasione si manifestò “Madre e Consolazione degli Afflitti”.

Il 16 ottobre 1964, la Vergine Maria riapparve a mamma Rosa. Questa volta la contadina di San Damiano vide scendere una nube dal cielo e posarsi poi su una pianta brulla di pero. La nube era costellata di stelle e fiorita di petali di rosa. Al dissolversi del­la nube, la Madonna si presentò circondata da un cerchio intenso di luce: vestiva una tunica azzurra con una cintura bianca, mentre un gran manto bianco le copriva le spalle. Dalle mani della Madonna sorgevano due raggi di luce e fiorivano petali di rosa. Il volto della Vergine Maria era tanto triste che la Veggente conta­dina scoppiò in lacrime. La Madonna così par­lò in quell’occasione: « Figlia mia, vengo damolto lontano; annuncia al mondo che tutti debbono pregare perché Gesù non può conti­nuare a portare la Croce. Desidero che tutti si salvino, buoni e cattivi. Sono la Madre del1‘Amore, la Madre di tutti.. Tutti sono figli miei; per questo desidero la salvezza di tutti. Sono venuta per questo: per guidare il mondoalla preghiera, perché i castighi si approssima­no. Ritornerò ogni venerdì e ti darò dei messaggi che tu dovrai far conoscere al mondo ».

La contadina semplice, osservò: «Ma chi mi crederà, sono una contadina ignorante. Mi metteranno in carcere»; però la Vergine la rassicurò: « Non temere, perché lascerò un se­gno che tu vedrai: quest’albero ora fiorirà ».

Si noti che in Italia, nel mese d’ottobre le piante da frutto non hanno fiori perché la fio­ritura avviene in primavera. Il pero brullo fio­rì invece d’improvviso in pieno autunno, in­sieme ad un ramo di ciliegio che sfiorava i ra­mi del pero. I fiori resistettero sulle due pian­te per ben tre settimane, nonostante le forti piogge autunnali di quell’anno; e migliaia di persone poterono vedere l’insolita prodigiosa fioritura.

Le apparizioni in S. Damiano si sono suc­cedute fin quasi alla morte di mamma Rosa (al secolo Rosa Quattrini) avvenuta il 5 set­tembre 1981.

E’ appena il caso di rilevare che il 1981 è anche l’anno in cui la Beata Vergine Maria riappare in Roma a Graziella Roncisvalle, riprendendo senza interruzioni la serie d’av­vertenze dirette a tutto il mondo, ma in modo speciale all’Urbe cattolica. I messaggi di S. Da­miano (diffusi specialmente a cura della Comu­nità religiosa di Schoenstatt, fondata dal tede­sco Padre Joseph Kentenich e che tributa un culto devotissimo alla Vergine Maria, Regina dell’Universo), si distinguono — come quelli di Roma e Madrid — per la richiesta della Madonna di pregare per i sacerdoti ed il Papa considerati in costante pericolo.

A S. Damiano, la Vergine Maria ha richia­mato alla pratica dei primi nove venerdì del mese consacrati al Sacro Cuore di Gesù e dei primi sabati del mese dedicati al suo Cuore Do­lente ed Immacolato; in questi messaggi vi è poi un ripetuto appello a pregare per le Ani­me del Purgatorio, ad esercitare quotidiana­mente la recita del Santo Rosario come con­tributo in terra alla battaglia che S. Michele Arcangelo sta sostenendo in cielo contro Lu­cifero. Con l’occasione la Vergine Maria si è proclamata « Capo delle Milizie Celesti ».

Ogni primo venerdì del mese, la Madonna segnalava la presenza, accanto a Lei, del Suo Figlio Divino; in qualche occasione fu Gesù stesso ad offrire alla Veggente contadina il pro­prio messaggio, come accadde il Io luglio del 1969, festa del Preziosissimo Sangue ed il 26 marzo del 1970, Giovedì Santo. Con la Ver­gine apparvero anche i tre Arcangeli: Michele, Raffaele e Gabriele.

Gli annunci profetici di S. Damiano sono in tutto simili a quelli posteriori di Madrid e Roma.

Mamma Rosa raccolse e rese pubblici i mes­saggi mariani fino alla primavera del 1969, al­la presenza di numerosi pellegrini. Dopo quel­la data — a seguito d’una reiterata diffida del­la Curia episcopale di Piacenza, che minaccia­va di privare la Veggente dei Sacramenti in caso di disobbedienza — mamma Rosa cessò di recarsi alla pianta di pero dove erano sem­pre avvenute le apparizioni. Continuò tuttavia a ricevere visioni personali della Vergine, nel­la sua modesta abitazione, ma si astenne dal diffondere pubblicamente i messaggi ricevuti fino alla sua morte.

La Vergine di S. Damiano fu subito deno­minata dalla voce popolare come « Nostra Si­gnora delle Rose » per la presenza delle rose che sempre accompagnava le apparizioni.

A S. Damiano si verificarono anche fenomeni solari, come quello attestato dall’Abate france­se Padre Thomas ed avvenuto venerdì 10 ot­tobre 1969. Il religioso francese poté osserva­re il disco solare impallidire e farsi bianco co­me un’ostia circondata da una corona verde e da una corona rossa; quindi le due corone fu­rono scosse da un movimento rotatorio da de­stra a sinistra, s’intrecciarono e poi si dissolsero per essere sostituite da una grande Cro­ce d’un bianco immacolato che sembrava stacarsi dal disco del sole. Quindi il sole, fino ad allora rimasto bianco fu sommerso nell’oscurità, mentre un raggio luminoso scendeva sulla pianta di pero dove avvenivano le apprizioni, dirigendosi poi per tre volte verso il sacerdote come volesse trapassarlo come una spada. Il fenomeno durò una ventina di minuti e potè essere osservato da tutti i presenti.

E’ interessante rilevare comealle apparizioni mariane s’accompagnano quasi sempre alcuni fenomeni atmosferici che riguardano l’aurora, il sole, le stelle, i lampi. Si tratta di segni che racchiudendo in sè un profondo significato simbolico, manifestano – a mio avviso – il dominio di Maria Regina sugli elementi sia della geografia celeste che di quella terrestre ed offrono una nuova chiave di lettura dei Vangeli, dove si parla appunto di Maria.

 

 

  1. La Vergine Maria, Signora del Silenzio

L’uso di una chiave di lettura del Nuovo Testamento che trascenda sia l’analisi filologica che l’ermeneutica scientifica, viene dimostrato dalle pagine dedicate alla “Nozze di Cana” tratte dal “Commento al Vangelo di San Giovanni ” svolto dal padre domenicano francese Marie Dominique Philippe.

Il brano sulle “Nozze di Cana” è stato tradotto in versione italiana ed introdotto con penetrante acutezza dal filosofo Piero Viotto. Si tratta di pagine che sollecitano – “in spirito di contemplazione” – una meditazione sulla “parola di Dio”.

Dal commento di padre Philippe, Piero Viotto ha scelto, non a caso, le pagine che riguardano l’episodio delle Nozze di Canache ci permette di comprendere e intendere (nel senso specifico dell’intelligerelatino) l’importanza del ruolo di Maria di Nazareth, Madre di Cristo Gesù nel mistero teandrico della redenzione, perchè – annota acutamente Viotto – “noi siamo stati redenti dal sangue di Gesù e dalle lucrine di Maria ”.

La Madre di Gesù – ricorda Padre Marie Dominique Philippe – nonostante lo stato eccezionale della sua concezione, resta una creatura umana alla quale il disegno provvidenziale ed imperscrutabile di Dio ha affidato un ruolo di complementarietà al mistero della Redenzione; un ruolo che “rappresenta il contributo femminile alla redenzione stessa e che Cristo, nella sua natura umana maschile, non poteve dare”.

La Vergine Maria, dopo il fiat pronunciato all’annuncio dell’Arcangelo Gabriele circa il mistero dell’Incarnazione Divina che avrebbe operato in Lei, si presenta nei Vangeli come la “Signora del Silenzio”.

Al ritirarsi dell’Arcangelo, inizia ad operare il prodigio dello Spirito Santo, portatore della volontà creatrice del Padre Onnipotente che invade tutto l’universo di Maria; ma ciò accade non con lo splendore e la potenza ignea delle lingue di fuoco come avverrà nel Cenacolo, dopo l’ascesa di Gesù al cielo, secondo quanto è narrato negli atti degli Apostoli.

Nel caso di Maria , si tratta di un evento personale, che laVergine di Nazareth accoglie con un attitudine intima, umile.   Ella custodisce il mistero divino che la feconda nella profondità dell’anima e l’avvolge di silenzio, dando compimento alle parole antiche della sapienza biblica:

Un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo corso, quando la tua Parola Onnipotente discese dall’alto dei Cieli in mezzo a quella terra di sterminio, portando come spada affilata, il tuo ordine inesarabile (Sap. 18, 14-15).

Se Dio opera con la parola,ed è Parola, perchè “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” come proclama l’evangelista Giovanni, l’Onnipotente si manifesta altresì con il Silenzio; ed è Silenzio che attua misteriosamente nell’Universo e nella Storia.

E’ sintomatico quindi che anche Maria Vergine si attenga al Silenzio del Creatore, perchè è proprio della Vergine di Nazareth l’attitudine al silenzio e alla solitudine, dove il mistero della maternità illumina ed arricchisce la sua anima lungo i nove mesi della gravidanza.

Ignazio Larrañaga ha cercato d’immaginare con mente umana il prodigio unico di questa maternità misteriosa che andava germinando silenziosamente nel grembo della Vergine di Nazareth; ed ha scritto al riguardo:

<<Sappiamo che tra la gestante e la creatura che si sta formando nel suo grembo, si dà il fenomeno della simbiosi che unifica due vite in una sola. La creatura respira per mezzo della madre, si alimenta attraverso la madre, per mezzo del cordone ombelicale: in una parola, due persone con una sola vita, o una sola vita in due persone.

Naturalmente Maria non era edotta in fisiologia; però donna intelligente qual era, intuì e soprattutto visse questa sua speciale realtà simbiotica. Ed essendo donna dotata di profonda pietà, quel fenomeno dovette causarle una sensazione indescrivibile. La creatura che andava generando dipendeva dal Creatore, per cui se Egli ritirava la sua mano creatrice, la creatura (Maria) sarebbe precipitata, in verticale, nel nulla.Allo stesso tempo, il Creatore dipendeva dalla creatura, siccchè se la creatura cessava di alimentarsi, era la vita stessa del Creatore a trovarsi in pericolo>>[1]

Maria vive simultaneamente la simbiosi fisiologica e la intimità spirituale durante la sua gestazione materna, compenetrata e identificata con la vita nuova che, pulsando e crescendo nel suo grembo, si faceva vita della sua vita ed anima della sua stessa anima.

Il Silenzio divino si ferma e s’incarna nella Vergine di Nazareth contemporaneamente al Verbo divino. Tempo, Spazio, Eternità; Parola, Musica, Silenzio – come ben commenta Larrañaga – s’identificano in Lei, per cui tutto viene assunto e divinizzato nel mistero teandrico: E il Verbo si fece Carne.

 

Dal contesto del racconto evangelico, si ricava che Maria di Nazareth custodisce in un segreto perfetto la rivelazione angelica della misteriosa incarnazione verginale. Non ne parla allo sposo Giuseppe (Mt. 1,19),nè a Elisabetta, la madre di Giovanni il Battista, sebbene costei, probabilmente avvertita dall’arcangelo Gabriele – come ci narra l’evengelista Luca (Lc. 1,36) – già stesse misteriosamente al corrente del segreto della Vergine Maria quando Ella la visita in casa di Zaccaria in Aim Karim. La Madre promessa di Gesù, si rinchiude nel silenzio del cuore, abbandonandosi alla volontà suprema del Padre Celeste, con la semplice umile risposta all’Arcangelo Gabriele: <Eccomi sono la servadel Signore, avvenga di me quello che hai detto>(Lc.1,38).

Qui, la giovane Maria di Nazareth – commenta al riguardo Ignacio Larrañaga, nel suo El silencio de María – “si manifesta come la figlia forte della stirpe dei pellegrini che si sente libera e scavalcando il senso comune, norme e ragioni umane, si abbandona al Mistero insondabile e fascinante del Tre Volte Santo e ripete infaticabilmente: Amen, sia fatta la Sua Volontà”.[2]

 

 

  1. Senso escatologico dell’Apocalisse Mariana

Quel fiat della Vergine Maria è certamente la parola pù bella tra tutte quelle delle Sacre Scritture: quella di una giovane donna che assentendo alla volontà del Signore Iddio si rivela fedele fino alla fine dei suoi giorni a quella decisione dell’Altissimo ed accettandola come i poveri di Dio – cioè coloro che mai chiedono, questionano o protestanosi abbandona al silenzio ed accoglie il mistero “come una consacrazione universale, donazione senza riserve e limitazioni, un accogliere con le braccia elevate verso l’alto qualunque evenienza voluta o permessa dal Padre Celeste e che Ella, Maria, non potra più cambiare”.[3]

Ella accetta nel suo silenzio, dopo l’anunziazione il silenzio di Dio; quel silenzio che il profeta Isaia sperimentò nella sua terribile vivezza(Ger.15, 15-18), ma a differenza del profeta biblico, Maria non viene avvolta dallo sconforto, perchè, nella sua fede senza riserve, sa che Dio respira nel silenzio e che l’aurora sta per sorgere dietro alla montagna ad illuminare tra breve la penetrante ultima volontà della sua maternità divina.

Nel silenzio, Maria matura la sua fortezza di “Serva del Signore”, perchè il suo fiat l’ha arricchita di un’ interioritá irrobustita da uno stato di calma, di serenità, di dignità, d’eleganza. Nessuna emergenza improvvisa, nessun avvenimento doloroso potrà infrangere la stabilità emotiva della futura Madre di Dio; la quale facendosi, con la sua maternità misteriosamente gaudiosa, madre nostra, è innanzi tutto Domina di se stessa al servizio del suo Signore.

 

Silvano Panunzio ha insegnato che vi è una geografia sacra alla quale appartengono luoghi altamente simbolici. Uno di questi è Nazareth, il villaggio della Giudea dove è nata Maria; mastranamente Nazareth non viene mai menzionato nell’antico Testamento, né si trova nella descrizione che Giuseppe Flavio fa della Palestina antica e tampoco nelle cartine imperiali che i Romani al tempo di Augusto tenevano scrupolosamente aggiornate.

La Provvidenza divina sembra dunque aver nascosto il villaggio di Nazareth nell’anonimato, appunto perchè Maria è destinata al silenzio che deve custodire il mistero teandrico dell’incarnazione di Cristo Gesù,vero Dio e vero Uomo.

 

Maria Vergine, Mater Dei –custode del mistero silente del mistero teandrico, durante la sua esistenza terrena, quasi sempre tace; parla, infatti in due sole occasioni, come ci accertano i Vangeli. La prima volta, quando il figlio dodicenne, in occasione della pasqua ebraica, si allontana dai genitori e viene ritrovato dopo tre giorni di angosciose ricerche nel Tempio di Gerusalemme intento a discutere con i dottori della Legge.

Maria rivolge a Gesù ritrovato parole di amorosa preoccupazione: <Figlio, perchè hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo>.Egli risponde con parole che – annota l’evangelista Luca (2,50) – “non furono comprese”: <Perchè mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio>.Quindi ritornò a Nazaret, stando con loro sottomesso mentre cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Maria, sua madre, serbava tutte queste cose meditandole, silente, nel suo cuore.

La seconda ed ultima volta, Maria parla durante le nozze di Cana, quando accorgendosi della mancanza di vino durante il banchetto nuziale, ella si rivolge al Figlio dicendo: <Non hanno più vino>.Al che Gesù risponde: <Cosa vuoi da me, Donna?>Risposta difficile che raccoglie un idiotismo ebraico usato per respingere una richiesta inoppurtuna, come annota il padre domenicano francese, Marie Dominique Philippe:

Anche in questa circostanza, Maria sa cogliere il mistero sapienziale velato nelle parole del Figlio, per cui rivolgendosi ai servi presenti, dice loro:<Fatetutto ciò che vi dirà>.Gesù fa riempire alcune giare d’acqua e le trasforma miracolosamente in vino pregiato, iniziando così la sua vita pubblica.

Non la logica razionale, ma lo spirito sapienziale della meditazione permette di cogliere nell’episodio della Nozze di Cana, il preludio di un altro banchetto nuziale: l’ultima cena eucaristica, nel corso della quale Gesù opera il più alto e misterioso dei miracoli, la transustansazione che trasforma il pane ed il vino in corpo e sangue del Cristo Redentore.

Protagonisto silenziosa del mistero gaudioso dell’incarnazione, Maria è altresì protagonista silenziosa nel mistero doloroso della Redenzione, dritta accanto al Figlio Crocifisso, forte e solenne, nel lancinante. muto doloredi Madre: “Accanto alla Croce di Gesù, ritta stava sua Madre” (Gv 19, 25). Il profeta Geremia aveva imaginato la Vergine Madre come una capanna solitaria sull’alta montagna solida in mezzo al turbine degli uragani.

E quì, sul Calvario, il silenzio doloroso di Maria – fortezza, fedeltà, pienezza d’amore, rassegnazione al volere divino – si fa adorazione del mistero della Redenzione di Croce. Ed ai piedi della Croce, Maria è altresì figura della nuova Eva: accando al nuovo Adamo che sulla Croce assume i peccati del mondo per redimerli nel suo sangue, Ella partecipa al riscatto della colpa originale della prima coppia umana.

Signora del silenzio durante la sua vita terrena, come Regina del Cielo, Maria santissima si è trasformata in “Signora della Parola”, testimone del Verbo, e come tale – nel corso delle sue secolari apparizioni – chiama insistentemente alla penitenza ed alla preghiera riparatrice invitando l’ Umanità a farsi nuovamente degna del Dono gratuito e ineffabile della Redenzione.

Nel mistero teandrico dell’ Incarnazione disposto fin dall’inizio della Creazione dal Padre Celeste, la Vergine Maria occupa una posizione di privilegio che riscatta la fragilità della prima Eva perchè l’immacolata Concezione schiaccerà la testa serpentina del Tentatore infido.

Un singolare contributo ad intendere il senso escatologico del trasparente mistero dell‘Apocalisse Mariana costituita dalle insistenti apparizioni della Vergine Madre lungo l’arco del tempo, ce lo offre la visione della Venerabile Maria d’Agreda[4]; la quale in Maria Vergine vede non solo la Madre naturale di Gesù, ma scorge, adombrata in Lei, la realtà trascendente della “mistica città di Dio”, figura della Gerusalemme Celeste che dovrà scendere sul mondo redento a restaurare il Regno senza fine di Cristo Re: Rex Regum et Dominus Dominantium.

In tal senso i continui richiami della Vergine a un suo ruolo escatologico, accanto alla reiterata offerta d’una protezione sotto il suo sacro Manto, sembrano svelare il ruolo protettivo materno di un Katekon[5],assunto dall’Apocalisse Mariana lungo la sua imponente ed abissale altitudine. E tutto ciò con una forza d’amore che nessun cristiano, quale che sia la propria confessione religiosa (e qui penso specialmente a quei cristiani evangelici che, pur sensibili alla tensione escatologica dei nostri tempi, insistono nell’ignorare o – peggio – nel rifiutare la presenza mistica della Vergine Maria nel mistero della Storia e della fine dei tempi) può rigettare, senza compromettere con la propria, la salvezza e purificazione del mondo.


 

[1]IGNACIO LARRAÑAGA,Elsilenciode María. Ed Paulinas, Santiago de Chile 1992, p. 161.

[2]IDEM,, p.76.

[3]IDEM, Ibid., p.78.

[4]    La Venerabile Maria d ‘Agreda (1602-1665), nata in provincia di Soria (Spagna), fu monaca francescana della Congregazione delle Concezioniste scalze, di cui fu elevata alla dignità di Abbadessa. E’ autrice dell’opera: “La mistica Ciudad de Dios” (La mistica Città di Dio).

4     Nella IIo Lettera ai Tessalonicesi, l’apostolo Paolo usa l’espressione “to Katekon” come<Colui che impedisce l’avvento dell’Anticristo>. In questo senso, Maria Regina, Vergine e Madre, intercede presso il Trono dellAltissimo, per rallentare o neutralizzare le conseguenze nefaste dell’alito del Maligno che soffia sul mondo contemporaneo.

TRATTO DALL’OPERA DI PRIMO SIENA “LA SPADA DI PERSEO” EDIZIONI SOLFANELLI, CHIETI