Il consigliere di politica estera di Giorgia Meloni.

Dalla bacheca di Daniele Perra, analista geopolitico.

“È cosa abbastanza nota che il Partito di Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), insieme alla “coalizione di centro-destra”, risulti essere favorito (primo Partito in termini di intenzioni di voto) nei sondaggi per le elezioni politiche del 2023.

È cosa altrettanto nota che l’Italia sia un Paese a sovranità assai limitata. Tuttavia, proprio questo fatto, ci consente di trarre alcune interessanti indicazioni circa le direttrici future della strategia atlantista (anche in vista di una altrettanto probabile vittoria repubblicana nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2024).

Ormai da tempo, il consigliere di politica estera di Giorgia Meloni è Giulio Terzi di Sant’Agata. Già ambasciatore in Israele e Stati Uniti, Terzi è stato Ministro degli Esteri del governo Monti (uno dei più disastrosi, insieme all’attuale, della storia repubblicana) ed è personaggio che appare spesso sulla testata “formiche.net” molto vicina ai servizi di intelligence italiani. Non solo, Terzi risulta essere il principale sostenitore italiano del gruppo terroristico anti-iraniano Mujahedin-e Khalq. Il MeK, già copiosamente finanziato ed addestrato dal Mossad per compiere assassinii mirati nei confronti di ufficiali e scienziati iraniani, compariva nella lista delle organizzazioni terroristiche internazionali fino al 2012, quando Washington l’ha rimosso e trasferito dall’Iraq (dal quale operava fino al 2003 sotto patrocinio del governo di Saddam e poi, dopo una iniziale fase di conflitto, degli stessi USA che lo rilocarono nella base di “Camp Liberty”) all’Albania, dove ha iniziato ad incidere in modo decisivo nel traffico di droga, uomini e organi delle rotte balcaniche e nel riciclaggio di denaro sporco.

Da sempre ostile alla Repubblica Islamica d’Iran, di orientamento inzialmente laico (tendenzialmente di “sinistra”, alcuni lo hanno associato al marxismo-leninismo), il MeK, nel corso del tempo, si è trasformato in una sorta di setta pseudo-religiosa. Terzi l’ha definito come il potenziale nucleo di un futuro governo dell’Iran liberato dagli ayatollah. Così ha scritto sul suo sito informatico: “There is another government waiting in the wings, prepared to shape a future for Iran that is based on declared principles of secularism, democracy, and gender equality as it has been articulated by President of the National Council of Resistance of Iran Maryam Rajavi”.

Mike Pompeo, Segretario di Stato durante l’amministrazione Trump, in una recente visita al quartier generale del MeK in Albania, ha definito proprio la leader del gruppo Maryam Rajavi come “presidente eletto dell’Iran”.

Altri esponenti legati al trumpismo, come Rudolph Giuliani, hanno pagato visita al centro operativo del gruppo terroristico. Ed altri gruppi apertamente ostili alla Repubblica Islamica, come quello del “prometeico” filo-sionista Jason Reza Jorjani, si sono accostati con vivo interesse al trumpismo.

Interessante notare anche la vicinanza del Partito di Giorgia Meloni con lo spagnolo Vox che solo qualche tempo fa venne accusato di ricevere finanziamenti proprio dal MeK.

Preso atto che le amministrazioni repubblicane si sono sempre dimostrate particolarmente ostili nei confronti dell’Iran (lo stesso Trump, oltre ad uscire unilateralmente dal JCPOA dando un grave colpo anche all’economia europea, ha assassinato il gen. Soleimani in missione diplomatica per aprire canali di dialogo con le monarchie del golfo), appare evidente quale possa essere il focus strategico dell’amministrazione che (potenzialmente) subentrerà a quella Biden e per la quale si sta già preparando il terreno con un nuovo negoziato per la costruzione di un’alleanza (ufficiale) tra Israele e Arabia Saudita.

In altri termini, dopo la Russia, si cercherà di colpire direttamente un’altra forza multipolare. Gli indizi conducono all’Iran.