DELIBERA UNESCO SU GERUSALEMME: LA VERITA’ (E LE MENZOGNE MEDIATICHE)

 

 

di Francesco Maria Agnoli

 

La lettura del testo della tanto criticata delibera dell’Unesco rivela che non c’era nulla da criticare e molto invece (o quasi tutto) da approvare, a cominciare dal fatto che non si è trattato di un’indebita invasione di campo.

Come è nei suoi compiti specificim, l’Unesco è intervenuta in applicazione delle Convenzioni e dei Trattati che tutelano i beni culturali di ogni nazione e, a tal fine, impongono, fra l’altro,  precisi obblighi alle potenze occupanti un territorio altrui. Per questo la ripetuta definizione di Israele quale “potenza occupante” così come l’oggetto della delibera “Palestina occupata” non sono un di più, ma il richiamo alle norme del diritto internazionale di cui si fa applicazione.

Non vi è invece nessuna traccia dell’asserita affermazione dell’estraneità dell’ebraismo ai “Luoghi Santi” che tanta indignazione ha suscitato nei nostri mass-media, televisivi e cartacei, e nei nostri politici, Renzi in testa, che, probabilmente senza sapere di cosa parlava, se l’è presa, oltre che con l’Unesco, con il “suo” Ministro degli Esteri per l’astensione del rappresentante dell’Italia (astensione senza dubbio sbagliata, ma per l’opposta ragione: si doveva votare a favore).

Già all’inizio della prima parte della delibera (quella riguardante Gerusalemme) viene riconosciuta dall’Unesco “l’importanza che Gerusalemme e le proprie mura detengono per le tre religioni monoteiste“, e precisati oggetto, finalità e limiti di una risoluzione “che intende salvaguardare il patrimonio culturale della Palestina e di Gerusalemme Est” e – si specifica – in nessun modo “influenzerà le risoluzioni prese in considerazione dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e le risoluzioni relative allo status legale di Palestina e Gerusalemme“.

Ugualmente per quanto riguarda la Tomba dei patriarchi ad Al Khalil/Hebron e la tomba di Rachele a Betlemme, pur ribadendo una precedente delibera che li riconosce “parti integranti della Palestina“, la risoluzione “condivide la convinzione affermata dalla comunità internazionale secondo cui i due siti sono significativi per Giudaismo, Cristianesimo e Islam“.

Forse solo nel paragrafo dedicato alla ricostruzione e allo sviluppo di Gaza, la risoluzione eccede i limiti riguardanti la competenza specifica dell’Unesco in ordine alla tutela dei beni culturali anche se lo sconfinamento viene giustificato con l’attuale situazione di questa striscia di terra e con la necessità di “assicurare la pronta ricostruzione di scuole, università, siti culturali, istituzioni, centri di comunicazione e luoghi di culto che sono stati distrutti o danneggiati nelle consecutive guerre a Gaza“.

Certamente la risoluzione non è tenera con la potenza occupante, che viene continuamente messa sotto accusa per la persistente mancanza di collaborazione con l’Unesco erimbrottata e deplorata per “le continue misure unilaterali“, per le “demolizioni illegali“, per il mancato rispetto di un gran numero di risoluzioni di organismi ONU, per “l’attuale prosecuzione degli scavi, lavori e costruzioni di strade private per i coloni e di un muro di separazione all’interno della vecchia città di Al-Khalil/Hebron, che dannosamente influenza l’integrità del sito” ecc. ecc.

Disapprovazioni e deplorazioni  che, per quanto fondate, giustificate e incontestasbili, spiegano, dal momento che in Occidente Israele gode della più assoluta immunità e, qualunque cosa faccia, è giustificato a prescindere, l’indignazione dei mass-media e dei politici europei per le accuse che gli vengono mosse, ma non giustificano le affermazioni menzognere né le proclamazioni (per restare in casa nostra) del presidente del consiglio Renzi, a difesa del quale si può al massimo dire (ammesso e non concesso che sia unagiustificazione) di essere intervenuto sulla fiducia di mass-media che, come tutti sanno, non ne meritano alcuna, e senza avere letto nemmeno una parola del testo della risoluzione dell’Unesco.

Francesco Mario Agnoli

 

 

Riporto la risoluzione dell’Unesco che tanto clamore ha fatto da parte sionista, tanto da far esprimere una forte condanna al premier Renzi dopo che l’Italia si era astenuta (minacciando addirittura di rompere l’unità europea su questo), domani ci sarà un’altra risoluzione credo che il testo sia grosso modo questo UNESCO World Heritage Centre – Decision – 39 COM 7A.27

 

 

Non mi sembra che separi la memoria storica ebraica da Gerusalemme, ma condanni anzi l’occupazione israeliana di Israele della zona intorno alla Moschea di Al Aqsa, chiedendo di retrocedere alla situazione pre 2000 (c’era stata la “passeggiata di Sharon che causò l’inizio dell’Intifada), per non parlare di Hebron  ( This Is My Land Hebron – 2010 Sub Ita ) chi ha letto “i fanatici dell’Apocalisse” coglierà l’importanza capitale di ciò che sta succedendo.

 

 

Eccola la risoluzione che per Renzi è come sostenere che se c’è il sole c’è buio (veramente un modo buffo di esprimersi):

Di seguito il testo della risoluzione “Palestina Occupata”, approvata dalla commissione dell’Unesco con 24 voti favorevoli, 6 contrari e 26 astensioni

 

Voti a favore: Algeria, Bangladesh, Brasile, Chad, Cina, Repubblica Domenicana, Egitto, Iran, Libano, Malesia, Marocco, Mauritius, Messico, Mozambico, Nicaragua, Nigeria, Oman, Pakistan, Qatar, Russia, Senegal, Sud Africa, Sudan e Vietnam.

 

Voti contrari: Estonia, Germania, Lituania, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti.

 

Astenuti: Albania, Argentina, Cameron, El Salvador, Francia, Ghana, Grecia, Guinea, Haiti, India, Italia, Costa d’Avorio, Giappone, Kenya, Nepal, Paraguai, Saint Vincent e Nevis, Slovenia, Korea del Sud, Spagna, Sri Lanka, Svezia, Togo, Trinidad e Tobago, Uganda e Ucraina.

 

Assenti: Serbia e Turkmenistan.

 

Comitato Esecutivo  – Sessione n. 200 –  Commissione programma e relazioni esterne (PX)

 

Oggetto 25: PALESTINA OCCUPATA

 

Discussione Sottoposta da: Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan

 

IA Gerusalemme

 

Il comitato esecutivo, esaminato il documento 200EX/25,

 

  1. Richiamandosi alle quattro disposizioni della convenzione di Ginevra (1949) ed i relativi protocolli (1977), alle regolamentazioni del Tribunale de L’Aia in territorio di guerra, alla convenzione de L’Aia per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato (1954) ed i relativi protocolli, alla Convenzione sui mezzi per proibire ed impedire l’importazione, l’esportazione ed il trasferimento illegale di beni culturali (1970) e alla Convenzione per la protezione del Patrimonio Culturale e Naturale Mondiale (1972), all’iscrizione della città vecchia di Gerusalemme e delle mura tra i siti Patrimonio Mondiale (1972) e tra i siti del Patrimonio a Rischio (1982), nonché alle raccomandazioni, risoluzioni e decisioni dell’UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale, così come alle risoluzioni e decisioni dell’UNESCO in riferimento a Gerusalmme, ed anche richiamandosi alle precedenti risoluzioni UNESCO in materia di ricostruzione e sviluppo di Gaza ed alle risoluzioni UNESCO relative ai siti palestinesi di Al-Kahlil/Hebron e Betlemme,

 

  1. 3, Affermando l’importanza che Gerusalemme e le proprie mura detengono per le tre religioni monoteiste, anche affermando che in nessun modo la presente risoluzione, che intende salvaguardare il patrimonio culturale della Palestina e di Gerusalemme Est, influenzerà le risoluzioni prese in considerazione dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e le risoluzioni relative allo status legale di Palestina e Gerulemme,

 

  1. 4, Condanna fortemente il rifiuto di Israele di implementare le precedenti decisioni UNESCO in materia di Gerusalemme, in particolare il punto 185 EX/Ris. 14, sottolineando come non sia stata evasa la propria richiesta al Direttare Generale di nominare, il prima possibile, un rappresentate permanente di stanza in Gerusalemme Est per riferire regolarmente quanto relativo ad ogni aspetto di competenza UNESCO, né lo siano state le reiterate successive richieste omologhe;

 

  1. Condanna fortemente il fallimento di Israele, potenza occupante, nel cessare i persistenti scavi e lavori in Gerusalemme Est ed in particolare all’interno ed intorno alla città vecchia, e rinnova ad Israele, la potenza occupante, la richiesta di proibire tali lavori in conformità con i propri obblighi disposti da precedenti convenzioni e risoluzioni UNESCO;
  1. Ringrazia il Direttore Generale per gli sforzi compiuti nel cercare di ampliare le precedenti risoluzioni UNESCO per Gerusalemme e nel cercare di mantenere e rinnovare tali sforzi;

IB Al-Aqa Mosque/Al-aram Al-Sharif and its surroundings

 

IB1 Al-Aqa Mosque/Al-aram Al-Sharif

  1. Chiede ad Israele, la potenza occupante, di ripristinare lo status quo precedente al Settembre 2000, secondo il quale il dipartimento giordano Awqaf (Fondazione religiosa) esercitava autorità esclusiva sulla moschea Al-Aqsa/Al-Haram AlSharif ed il cui mandato si estendeva a tutte le questioni riguardanti l’amministrazione senza impedimenti della Moschea Al- Aqsa/Al-Haram AlSharif, inclusi il mantenimento, il restauro e la regolamentazione degli accessi;
  1. Condanna fortemente l’excalation dell’aggressione Israeliana e le misure illegali nei confronti di Awqaf e del proprio personale, e nei confronti della libertà di culto e dell’accesso dei musulmani alla loro Moschea santa Al-Aqsa/Al-Haram AlSharif, e chide ad Israele, la potenza occupante, di rispettare lo status quo storico per cessare immediatamente tali misure;
  1. Deplora fermamente i continui assalti alla Moschea Al-Aqsa/Al-Haram AlSharif da parte di estermisti israeliani di destra e delle forze armate, e spinge Israele, potenza occupante, ad intraprendere le misure necessarie a prevenire abusi provocatori che violino la santità e l’integrità della Moschea Al-Aqsa/Al-Haram AlSharif;
  1. Denuncia fermamente le continue aggressioni Israeliane verso i civili, incluse figure religiose islamiche e sacerdoti, denuncia l’ingresso con la forza nelle varie moschee ed edifici storici del complesso Al-Aqsa/Al-Haram AlSharif da parte di ufficiali israeliani, inclusi quelli delle cosiddette “Antichità Israeliane”, e l’arresto ed il ferimento di musulmani in preghiera e di guardie di Awqaf; e spinge Israele, la potenza occupante, a terminare queste aggressioni e gli abusi che infiammano la tensione sul territorio e tra le religioni;
  1. Disapprova la restrizione di accesso da parte di Israele alla Moschea Al-Aqṣa/Al-Ḥaram Al-Sharif durante l’ Eid Al-Adha 2015 e le conseguenti violenze, e chiede Israele, la potenza occupante, di cessare tutte le violazioni contro la Moschea Al-Aqṣa/Al-Ḥaram Al-Sharif;
  1. Condanna fermamente il rifiuto di Israele di concedere visti agli esperti UNESCO incaricati per il progetto UNESCO per il Centro per i Manoscritti Islamici di Al-Aqṣa /Al-Ḥaram AlSharif, e chiede ad Israele di concedere apposito visto agli esperti UNESCO scienza alcuna restrizione;
  1. Condanna il danno causato dalle forze israeliane, specialmente a partire dall’Agosto 2015, alle porte e finestre della Moschea al-Qibli all’interno del complesso Al-Aqṣa/Al-Ḥaram AlSharif, e riafferma, a tale proposito, l’obbligo di Israele a rispettare l’integrità, l’autenticità ed il patrimonio cultuarle della Moschea Al-Aqṣa/Al-Ḥaram AlSharif, cosi come nello status quo antecedente, in quanto sito islamico di preghiera e parte del patrimonio culturale mondiale;

 

  1. Esprima la propria profonda preoccupazione sulla chiusura Israeliana ed il divieto di ristrutturare l’edificio del AlRahma Gate, una delle porte della Moschea Al-Aqṣa/Al-Ḥaram AlSharif, e spinge Israele, la potenza occupante, a riaprire tale porta e porre fine all’ostruzionismo nei riguardi dei necessari lavori di restauro, per poter riparare i danni apportati dalle condizioni meteorologiche, specialmente infiltrazioni d’acqua.
  1. Chiede inoltre ad Israele, la potenza occupante, di cessare l’impedimento dell’esecuzione immediata di tutti i 18 progetti di ristrutturazione per Al-Aqṣa/Al-Ḥaram AlSharif;
  1. Deplora la decisione israeliana di occupare un piano per la costruzione di una tratta stradale nella Gerusalemme Est ed il cosidetto progetto “Liba House” nella città vecchia, cosi come la costruzione del cosiddetto “Kedem Center”, un centro visite nei pressi del lato sud della moschea Al-Aqṣa/Al-Ḥaram AlSharif, la costruzione dell’edificio Strauss ed il progetto di un ascensore nella Piazza Al-Buraq “Western Wall Plaza” e spinge Israele, la potenza occupante, a rinunciare ai progetti sopra citati e a fermare i lavori in conformità con i propri obblighi di fronte alle convenzioni e risoluzioni UNESCO;

IB2 The Ascent to the Mughrabi Gate in Al-Aqa Mosque/Al-aram ash-Sharif

 

  1. Riafferma che la scala Mughrabi e’ parte integrante ed inseparabile del complesso Al-Aqṣa/Al-Ḥaram Al-Sharif;

 

 

 

  1. Prende nota del 16^ verbale di monitoraggio e di tutti i precedenti verbali, insieme con i loro addenda preparati dal World Heritage Center e dei verbali sullo stato di conservazione inoltrati al World Heritage Center dal Regno di Giordania e Sato di Palestina;

 

 

 

  1. Deplora le continue misure unilaterali Israeliana e le decisioni in merito alla Scala, inclusi gli ultimi lavori condotti alla Porta Mughrabi nel Febbraio 2015, l’istallazione di un ombrello all’entrata e la creazione di una piattaforma di preghiera ebraica a sud della Scala stessa nella piazze la rimozione dei resti islamici del sito, e riafferma che nessuna misura unilaterale Israeliana dovrà venire intrapresa, in conformità con il proprio status e gli obblighi derivati dalla convenzione de L’Aia del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato.

 

 

 

  1. Esprime inoltre la propria forte preoccupazione riguardo alla dmeolizione illegale di resti omayyadi, ottomani e mamelucchi cosi come altri lavori intrusivi e scavi attorno alla scala Mughrabi e inoltre chiede ad Israele, la potenza occpuante, di fermare tali demolizioni, scavi e lavori e che dia seguito ai propri obblighi verso le disposizioni UNESCO menzioante nel pagrafo precedente;

 

 

 

  1. Rinnova i propri ringraziamenti alla Giordania per la sua cooperazione e sollecita Israele, la potenza occupante, a cooperare con il Dipartimento giordano Awqaf, in conformità con gli obblighi imposti dalla convenzione de L’Aia del 1954 per la Protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, e di agevolare l’accesso al sito da parte degli esperti giordani con i propri strumenti e materiali per poter effettuare l’esecusione del progetto giordano per la Porta Mughrabi in accordo con le disposizioni UNESCO e World Heritage Committee, in particolare 37 COM/7A.26, 38 COM/7A.4 and 39 COM/7A.27;

 

 

 

  1. Ringrazia il Direttore Generale per l’attenzione alla delicata situazione in oggetto, e le fa richiesta di intraprendere le adeguate misure per far che il progetto giordano possa prendere avvio;

 

 

IC Missione reattiva UNESCO nella città vecchia di Gerusalemme e mura ed incontro degli esperti UNESCO per la Scala Mughrabi 

 

 

  1. Insiste sull’urgenza di implementare la missione di monitoraggio attivo nella città vecchia di Gerusalemme le proprie mura;

 

 

 

  1. Ricorda a questo proposito la disposizione 196 EX/Dec. 26 che stabilisce di considerare, in caso di non avanzamento dei lavori ed in conformità con la legislazione internazionale, altri mezzi per assicurare tale avanzamento;

 

 

 

  1. Sottolinea con forte preoccupazione che Israele, la potenza occupante, non ha rispettato nessuna delle 121 risoluzioni del comitato esecutivo cosi come quelle del World Heritage Committee che richiedono l’implementazione della missione di monitoraggio nella citta vecchia di Gerusalemme e le sue mura.

 

 

 

  1. Segnala il continuo rifiuto da parte di Israele di agire in accordo con UNESCO e World Heritage Committee che fanno richiesta di un incontro con gli esperti UNESCO in merito alla missione di monitoraggio della città vecchia di Gerusalemme e le proprie mura;

 

 

 

  1. Invita il Direttore Generale ad intraprendere le misure necessarie per implementare il sopra citato monitoraggio in accordo con la disposizione 34 COM/7A.20 del World Heritage Committee, prima della prossima riunione del Comitato Esecutivo, ed invita tutte le parti in causa ad adoperarsi per la facilitazione della missione e dell’incontro con gli esperti;

 

 

 

  1. Richiede che il verbale e le raccomandazioni evidenziate dalla missione di monitoraggio cosi come il verbale dell’incontro tecnico riguardante la Scala Mughrabi sia presentato da tutte le parti in oggeto;

 

 

 

  1. Ringrazia il Direttore Generale per i continui sforzi a sostegno della sopra citata missione di monitoraggio UNESCO e delle risoluzioni UNESCO;

 

 

II RICOSTRUZIONE E SVILUPPO DI GAZA

 

 

  1. Condanna i confronti militari all’interno ed intorno alla Striscia di Gaza ed i danni causati ai civili, inclusa l’uccisione ed il ferimento di migliaia di palestinesi civili, tra cui bambini, cosi come il continuo impatto negativo sulle competenze UNESCO, gli attacchi verso scuole ed altri edifici culturali e scolastici, incluse brecce nelle scuole di United Nations Relief e Works Agency for Palestine Refugees nel vicino oriente(UNRWA);

 

 

 

  1. Condanna fortemente i continui blocchi della Striscia di Gaza, che influiscono pesantemente il libero e fluente movimento di personale e aiuti umanitari cosi come l’intollerabile numero di vittime tra i bambini palestinesi, gli attacchi alle scuole ed altri edifici culturali, ed il rifiuto all’accesso all’educazione, e chiede ad Israele, la potenza occupante, di rendere agevoli immediatamente i passaggi;

 

 

 

  1. Rinnova la richiesta al Direttore Generale di aggiornare, il prima possibile, l’Antenna UNESCO a Gaza per poter assicurare la pronta ricostruzione di scuole, università, siti culturali, istituzioni, centri di comunicazione e luoghi di culto che sono stati distrutti o danneggiati nelle consecutive guerre a Gaza;

 

 

 

  1. Ringrazia il Direttore Generale per l’incontro informativo tenuto a Marzo 2015 circa l’attuale situazione a Gaza in relazione alle competenze UNESCO e per il risultato dei progetti condotti dall’UNESCO nella Striscia di Gaza-Palestina, e la invita ad organizzare, appena possibile, un nuovo incontro informativo sulle stesse questioni;

 

 

 

  1. Ringrazia inoltre il Direttore Generale per le iniziative che sono già state portate avanti a Gaza nel campo dell’educazione, cultura, infanzia e per la sicurezza dei reporter, ed auspica che continui il coinvolgimento attivo nella ricostruzione dei siti culturali e scolastici di Gaza;

 

 

III I DUE SITI PALESTINESI DI AL-ARAM AL IBRĀHĪMĪ/TOMBA DEI PATRIARCHI AD AL-KHALĪL/HEBRON E DELLA MOSCHEA BILĀL IBN RABĀ /TOMBA DI RACHELE A BETLEMME

 

 

  1. Riafferma che i due siti in oggetto, situati ad Al-Khalil/Hebron ed a Betlemme sono parti integranti della Palestina;

 

 

 

  1. Condivide la convinzione affermata dalla comunità internazionale secondo cui i due siti sono significativi per Giudaismo, Cristianesimo e Islam;

 

 

 

  1. Disapprova fortemente l’attuale prosecuzione degli scavi, lavori e costruzioni di strade private per i coloni da parte di Israele e di un muro di separazione all’interno della vecchia città di Al-Khalil/Hebron, che dannosamente influenza l’integrità del sito, e condanna il conseguente impedimento della liberta di movimento e libertà di accesso a luoghi di preghiera. Chiede ad Israele, la potenza occupante, di porre fine a tali violenze in accordo con le disposizioni delle rilevanti convenzioni e risoluzioni UNESCO.

 

 

 

  1. Deplora profondamente il nuovo ciclo di violenza, iniziato nell’Ottobre 2015, nel contesto di una costante aggressione da parte dei coloni Israeliani ed altri gruppi estremisti verso i residenti palestinesi, inclusi bambini nelle scuole, e chiede ad Israele di impedire tali aggressioni;

 

 

 

  1. Denuncia l’impatto visivo del muro di separazione nel sito della Moschea Bilal Ibn Rabaḥ Mosque/Tomba di Rachele a Betlemme, cosi come lo stretto divieto di accesso ai Cristiani palestinesi e ai musulmani in preghiera presso il sito, e chiede alle autorità israeliane ti riportare il paesaggio all’aspetto originale e rimuovere il divieto di accesso;

 

 

 

  1. Condanna profondamente il rifiuto da parte di Israele di seguire la disposizione 185 EX/Dec. 15, che impone ad Israele di rimuovere i due siti palestinesi dal proprio patrimonio nazionale e chiede alle autorità israeliana di agire in accordo con tale decisione;

 

 

IV

 

 

  1. Decide di includere queste materie di discussione sotto il titolo di “Palestina Occupata” nell’agenda della 201^ sessione, ed invita il Direttore Generale a richiedere un rapporto sull’aggiornamento della situazione da ora innanzi.

 

Sursum corda

 

 

 

 

(Nel frattempo,  estremisti ebrei protetti dallo stato hanno vandalizzata la Basilica della Trasfigurazione sul Monte Tabor (profanate anche le ostie) Israele, profanata la basilica sul Monte Tabor)