Coppie di fatto: analisi del pasticcio all’italiana

di Luciano Garofoli

Tanto casino per un pasticcio che per farlo così assurdo occorre solo un mente diabolica.Ma siamo in Italia e tutto è possibile.

Dunque dopo uno scontro durato settimane, dopo rinvii, presentazione di migliaia di emendamenti ed una battaglia politica che ha sconvolto maggioranza, opposizione causando forse delle fratture insanabili (ce lo auguriamo di cuore), alla fine il Senato ha approvato la legge sulle unioni delle coppie di fatto.

Renzi ha accolto il voto con un’enfasi ed una retorica uniche: “Ha vinto l’amore” ha esultato quasi che avesse messo le basi per un rivoluzione epocale, o avesse ottenuto un risultato strepitoso battendo le forze dell’oscurantismo e dei pregiudizi che solo il kattolicesimo è in grado di poter partorire.

Repubblica che è la voce del padrone, così si esprime: Chi è contento e chi no. In Europa eravamo ‘maglia nera’ adesso abbiamo fatto un passo nel riconoscimento dei diritti.”

 

Arrivati a questo punto è necessario almeno dare un’occhiata al testo licenziato dal Senato dopo questa battaglia epica.

Innanzitutto la legge si divide in due capitoli: uno regolamenta le unioni civili tra persone omologhe di sesso, un altro invece disciplina anche le convivenze eterosessuali.

Quindi l’ordinamento giuridico italiano da ora in poi, salvo improbabili colpi di scena che potrebbero venire dal dibattito alla Camera dei Deputati, contemplerà un matrimonio che può essere contratto con rito civile o con quello concordatario, ed una nuova forma di convivenza diciamo un’unione matrimoniale affievolita o depotenziata cioè appunto le unioni civili.

Nella Costituzione della Repubblica troviamo menzione del matrimonio all’articolo 29 che così recita:

“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.”

Quindi anche se in maniera indiretta, la Carta Costituzionale italiana menziona e parla di matrimonio legandolo alla famiglia riconosciuta come “società naturale fondata sul matrimonio” unendo quindi famiglia e matrimonio in un unicum legislativo.

Nell’ordinamento giuridico italiano il termine matrimonio è usato sia per indicare l’atto stesso del matrimonio, sia anche il rapporto che ne consegue a livello di rapporti tra i coniugi. Esso è un “negozio giuridico” che viene regolamentato dagli articoli 79-230 del Titolo VI del primo libro del Codice Civile che è intitolato “Delle persone e della famiglia”.

Non per niente nella partitura del Codice Civile la famiglia viene messa al primo posto cioè nel primo libro di un testo legislativo, molto importante per la regolamentazione del settore privatistico della società civile.

Pur non facendo esplicito riferimento al sesso delle parti che pongono in essere il negozio giuridico[1], tuttavia negli articoli 107, 108, 143, 143 bis e 156 i termini marito e moglie vengono ripetutamente citati come “attori” della celebrazione del matrimonio.

Sono loro i protagonisti e l’Ufficiale di Stato civile non fa altro che raccogliere le loro manifeste volontà e trascriverle negli appositi registri dell’anagrafe: mera figura di comparsa, quella del pubblico ufficiale, nella solennità del rito matrimoniale. La stessa cosa vale anche per il sacerdote che celebra il matrimonio con rito concordatario.

Per il matrimonio, come per altre forme di negozio, la legge prevede una forma solenne e d esso può essere posto in essere o davanti al Sindaco (o un suo delegato), oppure anche davanti ad un sacerdote cui viene riconosciuto lo status di Ufficiale dello Stato Civile e questo in forza degli accordi intercorsi tra Santa Sede e Stato italiano l’11 febbraio del 1929 e recepito anche nel nuovo Concordato stipulato il 18 febbraio 1984.

Dal punto di vista strettamente civilistico il matrimonio celebrato davanti ad un pubblico ufficiale nella Casa Comunale ha tutte le prerogative e le caratteristiche di un contratto che viene sottoscritto tra le parti e che impegna entrambi i contraenti a tutta una serie di obblighi: “la dichiarazione degli sposi di prendersi rispettivamente in marito e in moglie non può essere sottoposta né a termine né a condizione”, essi hanno l’obbligo della convivenza, dell’assistenza e del sostegno reciproco, della fedeltà, di allevare ed educare gli eventuali figli che dovessero nascere nell’ambito della durata del medesimo contratto. A ciò si aggiunge anche la tutela dei figli minori, l’esercizio della patria potestà, l’assegnazione dl cognome del marito sia nei confronti della donna che contrae matrimonio, sia nei confronti dei figli. Come ogni contratto anche il matrimonio civile può essere sciolto e quindi cessare: la legge prevede che tale evento avvenga per mezzo di una sentenza passata in giudicato ed emessa da un magistrato.

Lo scioglimento avviene in due fasi: la separazione dei coniugi, l’affidamento dei figli minori ad uno dei due genitori (solitamente tranne in pochissimi casi essi vengono affidati alla madre) il regolamento del mantenimento del coniuge che ne abbia diritto, o/e dei figli minori. Superata questa fase si torna davanti al giudice che prende atto della volontà dei coniugi di non continuare ad essere uniti nel vincolo matrimoniale e dà loro la facoltà di poter divorziare. Con la modifica apportata alla legge nel 2015, il divorzio potrà essere ottenuto dopo un solo anno di separazione (divorzio breve) oppure dopo solo sei mesi in caso di separazione consensuale.

Vediamo adesso quello che prevede la nuova legge sulle unioni civili.

Mentre per il matrimonio vengono richieste le pubblicazioni che devono rimanere esposte al pubblico per 8 giorni all’Albo Pretorio della Casa Comunale, la loro funzione è “quella di portare a conoscenza dei terzi l’intenzione degli sposi di contrarre matrimonio e di consentire alle persone legittimate di fare eventuale opposizione alla celebrazione dello stesso”.

Tutto ciò non è richiesto per le unioni civili: i contraenti si devono presentare davanti ad un Ufficiale di Stato Civile per i gay, mentre per gli etero è sufficiente presentarsi, con due testimoni, davanti ad un notaio dichiarando di voler costituire “un’unione civile”.

In entrambi i casi la legge prevede degli obblighi per la coppia: obblighi che sono differenti per i gay e per gli etero.

Quali sono gli obblighi per le coppie omosessuali?

Dalla loro unione deriva l’obbligo reciproco all’assistenza morale e materiale e quello della coabitazione. “I due concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare” così recita il dettato della nuova legge. I due possono scegliere un cognome comune dichiarandolo all’ufficiale di Stato Civile, ma la cosa decade se il patto si scioglie. Questo punto è il frutto di compromesso in quanto c’erano forze politiche che non volevano il cognome comune per le coppie “omo”.

Una delle cose che veniva portata come esempio di vulnus giuridico era il fatto che due omologhi di sesso non potessero avere accesso all’eredità del compagno e nemmeno alla reversibilità della pensione. Ora questo è possibile, naturalmente, con degli oneri a carico dello stato: costi che sono stati quantificati dalla Ragioneria Generale dello Stato. Nel 2016 saranno di 3,7 milioni di Euro, che saliranno a 6,7 milioni nel 2017, 8 milioni nel 2018 e 9,8 milioni nel 2019. Nel 2020 l’esborso salirà a 11,7 milioni, 13,7 milioni nel 2021mentre per il 2025 la previsione di spesa è prevista intorno a 22,7 milioni.

Voglio far notare che c’è un allarme sempre crescente per il buco di bilancio dell’INPS e sembra sempre più probabile la riduzione se non l’abolizione totale della reversibilità delle pensioni agli aventi diritto. Quindi ci si trova di fronte ad una palese violazione della uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, ma sempre di più sembra che prenda corpo quanto scritto da George Orwell nella Fattoria degli animali.

I maiali, animali più intelligenti ed evoluti, fecero scomparire il decalogo che avevano scritto insieme agli altri animali nella stalla della fattoria di cui si erano impossessati. Naturalmente con gradualità, ma alla fine l’unico “comandamento” che rimaneva ancora scritto, anche se leggermente corretto, diceva: “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”!!

Il tutto è rafforzato da quanto segue.

Vediamo infatti quali sono i doveri e di diritti delle coppie di fatto eterosessuali.

Mentre nella stesura originaria delle legge Cirinnà era previsto l’obbligo della somministrazione degli alimenti in caso di scioglimento dell’unione di fatto etero, nel testo licenziato dal Senato questo obbligo è scomparso lasciando il posto ad una generica “se ne ha semplicemente facoltà”. Si rimarca così la differenza tra questo istituto giuridico e quello del matrimonio al quale chi sceglie questa forma ha voluto sottrarsi.

Non è prevista alcuna forma di subentro nell’asse ereditario, né tanto meno una forma di reversibilità pensionistica. Le coppie etero possono tuttavia disciplinare i rapporti patrimoniali relativi alla loro vita in comune “con la sottoscrizione di un contratto di convivenza”.

Se qualcuno ha la bontà di spiegarmi cosa significhi questa frase ve ne sarei davvero molto grato. Non contiene nessun tipo di ragguaglio né riferito al mantenimento reciproco, né alla possibilità di subentro nell’asse ereditario, né tanto meno specifica se sia necessaria la scelta tra comunione e separazione dei beni come invece previsto per il matrimonio.

Ma il pasticcio non si ferma qui. Nel disciplinare lo scioglimento delle “unioni di fatto” si afferma:

“ i conviventi vanno dal notaio al quale manifestano la volontà di sciogliere la coppia di fatto e dichiarare la fine della convivenza”.

Ma…Se una delle due parti non è d’accordo chi dirimerà il conflitto che ne nasce? Ed in presenza di prole: chi tutelerà i figli soprattutto i minori? A chi verrà affidata la patria potestà? Ma soprattutto chi dovrà provvedere al loro mantenimento?

Silenzio tombale.

Il tutto per rendere estremamente agevole la procedura, ma secondo il mio parere qui si è caduti nella faciloneria più bieca: in Italia una giusta via di mezzo è impossibile da praticare.

Sono già argomenti causa di liti e di discordie nello scioglimento dei matrimoni, che tuttavia prevedono, da un punto di vista normativo, precisi obblighi chiaramente definiti dalla legge.

I progressisti si erano fatti vanto della tutela del coniuge più debole (che per assunto era sempre la donna), dalla prepotenza e dall’ingiustizia che veniva esercitata dall’uomo. Tutto questo ha creato tutta una serie di abusi e prevaricazioni che spesso sono sfociati nella totale mancanza di tutela del marito nei confronti dell’altro coniuge. Sempre un numero maggiore di uomini si sono visti privare della casa, ma devono provvedere al pagamento delle tasse che gravano sulla medesima; della metà del proprio stipendio ed essere costretti a non avere più una vita decorosa. In casi estremi sono stati ridotti alla miseria ed a diventare dei clochard!

Insomma: summum jus summa iniuria, come sentenziava la sapienza latina!

Non oso nemmeno immaginare quale tipo di situazioni deprecabili possano venire poste in essere da una legge che sembra essere stata scritta da menti criminali! E soprattutto quale tipo di ingolfamento sarà procurato alla già elefantiaca macchina della giustizia italiota.

I media di regime stanno già battendo la grancassa dei diritti conculcati nei confronti degli omosessuali privati, inumanamente, della possibilità di poter adottare un figlio. Che ingiustizia, che abominio, che vulnus creato al tessuto sociale della nazione, la quale perde così di prestigio nei confronti delle altre nazioni più civili ed evolute per l’oscurantismo antidemocratico di una piccola minoranza di Kattolici nostalgici dell’oscuro Medioevo!!

Tranquilli, tra pochissimo il governo presenterà una nuova normativa sulle adozioni per sanare questo sanguinate vulnus e poter dare all’Italia di poter stare assisa la consesso dei popoli degni di questo nome.

Ce lo ha promesso in modo sacramentale e preannunciato con sonori squilli di tromba Maria Elena Boschi parlando alla scuola di formazione del PD.

Del resto si può tollerare che Vendola, sempre schierato su un viscerale anticapitalismo, sulla barricata della difesa ad oltranza della carta costituzionale se ne vada negli USA (!) comperi, come al mercato, un ovulo, lo faccia fecondare dal suo compagno, poi ancora ripagando lo faccia impiantare nell’utero di una terza persona che per loro porta a termine la gravidanza. In pratica tutta una serie di leggi italiane vengono messe sotto i piedi, la Costituzione messa sotto i piedi solo per soddisfare la “voglia” di essere padre. Domanda e la tanto decantata difesa della dignità della donna? E la lotta contro la mercificazione del corpo femminile offeso dalla pubblicità? Pensate che contro questa assurda vicenda si è levata anche la voce sdegnata della vestale dei diritti del femminismo l’ayatollha Boldrini che nelle fila del partito di Vendola è stata eletta. Quando poi Salvini bolla la vicenda come frutto di “disgustoso egoismo” trova la solita risposta in stile ANPI da parte di Vendola: “Non c’è volgarità degli squadristi della politica che possa turbare la grande felicità che la nascita di un bimbo provoca”.

Ma la cosa più grave è che in questo paese dove la magistratura di solito è intenta a correre dietro a tutte le più incredibili farfalle[2], non ha avuto un minimo di reazione davanti a tante violazioni di leggi dello stato, messe sotto i piedi dal compagno Vendola. L’azione penale è ormai esercitata solo a senso unico ed alcuni animali sono più uguali degli altri!!

Ma si deve e si farà di più: è già pronta la bozza per la regolamentazione dell’eutanasia senza possibilità, da parte dei medici di obiezione di coscienza: ce lo chiede l’Europa e lo impone il concetto stesso basilare della democrazia!!

Il tutto condito dal silenzio assordante della Santa Sede e della gerarchia ecclesiastica che in tutt’altre faccende affaccendate non degna nemmeno di un commento quello che sembra essere, in modo inequivocabile, un ulteriore colpo di maglio al cattolicesimo. Questa infame religione chiusa, dogmatica, assolutamente intollerante e passatista prima o poi dovrà o evolversi verso una nuova forma di religione dell’Umanità, più democratica, adogmatica ed aperta, o soccombere e sparire per cedere il passo al ritorno del Dio Buono (Lucifero) cacciato dall’arconte osceno e sadico Adonai, il nostro Dio.

I tempi sono maturi e tutte le alte istanze mondialiste stanno lavorando per prepararci questo radioso e fulgido futuro.

luciano garofoli

 

 

 

[1] E’ giusto ricordare che il CC è del 1942 ed all’epoca quando si parlava di matrimonio era “scontato” che esso avvenisse tra un uomo ed una donna, per cui non c’era alcun bisogno di riferimento al sesso dei coniugi che si volevano unire nel vincolo matrimoniale. Era la realtà effettuale delle cose.

[2] E’ stata chiamata, qualche giorno fa, in causa dall’Aidaa (Associazione italiana difesa animali ed ambiente) perché un famoso chef televisivo ha fatto cucinare un piccione, al dire loro specie selvatica protetta, come se non si fosse adoperato un piccione da allevamento, ma si fosse andati a caccia di un esemplare selvatico: il senso del ridicolo è stato ormai di molto superato ed anche vilipeso. Statene certi che la causa non verrà archiviata, ma seguirà il suo lento corso facendo solo un mare di pubblicità alla’Aidaa!