Caro Papa, dimentichi che la Madonna è la “postina” di Dio da duemila anni, anzi dalle origini! di Luigi Copertino

Caro Papa, dimentichi che la Madonna è la “postina” di Dio da duemila anni, anzi dalle origini!

 Considerazioni escatologiche tra Fatima e Medjugorie

 

Sabato 13 maggio è stato celebrato, con la santificazione di Giacinta e Francisco, i due più piccoli dei tre pastorelli scelti dal Cielo, il centenario delle apparizioni della Santa Vergine a Fatima. Evento capitale nella storia del XX secolo ed in generale nella storia dell’umanità, anche se la storiografia, di solito, non si occupa di eventi di questo tipo precludendosi, così, una comprensione più alta delle vicende storiche.

Fatima, alla quale sono seguite altre “mariofanie” come a suo completamento, è una profezia ancora ampiamente aperta. Una profezia mal interpretata lungo il XX secolo perché piegata soltanto all’ammonimento del pericolo comunista con chiare implicazioni politiche in senso conservatore e filo-americano. A Fatima la Madonna ha sì, certamente, ammonito l’umanità sul pericolo del comunismo, alle porte nel momento nel quale Ella parlava ai tre pastorelli che non sapevano neanche cosa fosse la Russia e pensarono ad una donna particolarmente cattiva, ma per troppo tempo l’esegesi maggioritaria, sull’ammonimento mariano, in ambito cattolico è stata quella esclusivamente anti-comunista, dimenticando che Maria, in quel 1917, già vedeva oltre la fatidica data del 1989 e, soprattutto, che Lei stessa ha annunciato il trionfo finale del suo Cuore Immacolato.

Le vicende storiche del mondo hanno puntualmente realizzato quanto dalla Madre celeste profetizzato ma dopo Gorbaciov, e la sciagurata partentesi di Eltsin, è arrivato Vladimir Putin con il quale la Russia è tornata all’Ovile. Putin, in epoca sovietica, fu segretamente battezzato dalla madre, ed ha riscoperto la fede cristiana a seguito di un drammatico accadimento che rischiò di cancellare la sua famiglia. Un incendio distrusse la sua dacia dove stava trascorrendo le vacanze con la sua famiglia. L’allora responsabile del Fsb, l’organizzazione succedanea del Kgb, riuscì a sottrarre dalla morte i suoi figli ma – come lo stesso Putin ha pubblicamente ammesso – per un vero e proprio miracolo propiziato da una materna e misteriosa presenza.

Ora è innegabile che il merito principale di Putin è quello di aver ricondotto la Russia alla sua identità cristiana e nazionale, trasformandola sul piano politico nell’antemurale dell’Occidente nichilista ed ateo. Putin, è stato detto, ha messo in pratica la filosofia politica, cristiana e tradizionale, del più autorevole e meno filo-occidentale dei dissidenti russi ovvero Aleksandr Solženicyn, del quale del resto l’attuale Presidente della Russia è stato attento e partecipe lettore. Benché con i necessari adattamenti, richiesti dalla concreta situazione storica, il programma politico di Putin era già tutto contenuto nel noto pamphlet “Come ricostruire la nostra Russia – considerazioni possibili” che lo scrittore russo pubblicò nel 1990.

Gli adattamenti si sono resi necessari soprattutto in ordine alla centralizzazione dell’Autorità politica che lo scrittore avrebbe voluto invece superare, decentralizzando, al fine di oltrepassare l’esperienza sovietica. Putin, invece, ha dovuto mantenere e rafforzare il centralismo sia perché, altrimenti, la Confederazione russa sarebbe andata a scatafascio, sotto le spinte centrifughe alimentate ad arte da oligarchi e lobbies occidentali, sia perché nel mondo globale, succeduto al 1990, un mondo nel quale la finanza transnazionale e apolide è capace di dominare e manipolare l’intero pianeta, non è possibile sottrarsi a tale potere se non contrapponendogli un potere nazionale e/o imperiale fortemente radicato nell’identità popolare. Ma, per il resto, il programma di Putin è quello di Solženicyn: tornare al e difendere il Cristianesimo ortodosso quale fondamento dell’identità storica della Russia e quindi, anche con l’aiuto della Chiesa, rimodellare l’intera struttura politica, sociale ed economica della nazione intorno a questo fondamento, fino a quando è umanamente possibile.

Ebbene: solo i ciechi, anche tra i cattolici, non vedono in tutto questo la mano materna di Maria ed un primo momento del trionfo del suo Cuore Immacolato. Non è pertanto più giustificata – e coloro che continuano con questa esegesi sono solo schiocchi strumenti di strategie geopolitiche americane – la narrazione anti-russa della mariofania di Fatima.

Fatima – al di là del possibile “quarto segreto” ossia della possibile esistenza di un commento autentico di Maria alla visione, svelata da Giovanni Paolo II, del “vescovo vestito di bianco” – è una profezia ancora aperta soprattutto perché la promessa della finale vittoria del Cuore Immacolato di Maria non si è ancora compiutamente avverata: l’umanità è sempre più in caduta libera verso il nichilismo globale. Neanche, del resto, la promessa sulla conversione della Russia si è ancora definitivamente avverata perché se è vero che il comunismo è caduto e che la fede cristiano-ortodossa è fuoriuscita dalle catacombe, è altrettanto vero che la Russia di oggi, la quale come si diceva svolge senza dubbio il ruolo di baluardo al nichilismo dell’Occidente liquido postmoderno egemonizzato dalla finanza transnazionale ed apolide e dal neoliberismo fondato sul relativismo morale e sull’individualismo sociale, non si è ancora riavvicinata alla Chiesa cattolica pur dando segno di filiale rispetto per Roma, come ha dimostrato Putin nelle sue visite al Papa. E’, infatti, nostra convinzione che la profetizzata conversione finale della Russia sottende la conversione al Cattolicesimo. La Madonna, profetizzando la conversione della Russia, non poteva non riferirsi ad una conversione al Cattolicesimo o comunque ad una riunione o riavvicinamento dell’Ortodossia a Roma, con tempi e modalità ancora ignote ma che una enciclica come la “Ut Unum Sint” di Giovanni Paolo II, nella quale si propone ai fratelli ortodossi, in nome della comune apostolicità, un ritorno nell’esercizio del primato alla prassi del primo millennio fondata sulla collegialità tra i cinque principali patriarcati (Roma, Gerusalemme, Antiochia, Costantinopoli, Alessandria) fermo rimanendo – Papa Woitjla in proposito è stato chiaro – il primato petrino al quale da parte cattolica non si può rinunciare, chiaramente preannuncia.

Ma anche il nome della località portoghese sembra alludere misteriosamente ad un disegno teologico e storico di natura superiore che si va svelando gradualmente. Il nome del paesino delle apparizioni mariane del 1917 ha un’origine davvero singolare che ci consente perfino di ipotizzare un senso escatologico per quanto riguarda i rapporti tra islam e Cristianesimo. In tale prospettiva, secondo alcuni il “trionfo del Cuore Immacolato di Maria” potrebbe alludere anche a qualcosa di più. Molti, tra cui gli islamologi cattolici Louis Massignon e padre Giulio Basetti Sani o.f.m. nonché lo scrittore cattolico Vittorio Messori (di quest’ultimo si vedano i capitoli XVI e XLIX del suo “Ipotesi su Maria”, nei quali tra l’altro si mettono a confronto la devozione per Máryam Sempre Vergine del Corano con l’ingiuria di prostituta indirizzata alla Vergine contenuta nel Talmud), hanno osservato che il nome della località portoghese nella quale apparve la Santissima Vergine Maria non è casuale. Fatima, infatti, è anche il nome della figlia preferita di Maometto, alla quale, secondo un hadith il Profeta avrebbe detto “tu sarai la padrona delle donne del Paradiso, dopo Máryam” (commenta Messori: “Una superiorità, dunque, nello stesso Cielo mussulmano, di quella che i cristiani chiamano Regina Coeli”).

La località portoghese delle apparizioni mariane che hanno illuminato il XX secolo deve il suo nome, Fatima, ad una giovane nobile fanciulla saracena, figlia del governatore del castello di Alcácer do Sal, così chiamata alla nascita dal padre in onore della figlia del Profeta. Questa nobile fanciulla rimase coinvolta nella secolare lotta che nella penisola iberica impegnava cristiani e mussulmani. Di lei infatti si innamorò un celebre paladino della Reconquista cristiana, don Golçavo Hermingués, che la sposò avendo ella accettato il battesimo. Una dolce storia d’amore interrotta però dalla precoce morte della giovane sposa. Don Golçavo, straziato dal dolore, abbandonò le armi e si fece monaco nell’abbazia cistercense di Alcobaça, dove ottenne di trasferire i resti mortali della giovane moglie. Qualche tempo dopo, l’abbazia fondò, a pochi chilometri, un piccolo monastero, superiore del quale fu nominato proprio don Golçavo, il quale fece deporre i resti mortali di Fatima nella nuova chiesa della località fino ad allora deserta e che, in tal modo, prese nome da colei che, nata mussulmana, morì esemplare sposa cristiana. Esiste tuttora una chiesa, dedicata alla Madonna, nella quale – si dice – siano state conservate a lungo le spoglie mortali della giovane Fatima.

Dunque, sin dal medioevo, Dio aveva un disegno molto preciso su Fatima. Sicché non è azzardato avanzare l’ipotesi che, apparendo alla Cova da Iria in quel di Fatima, località che deve il suo nome ad una fanciulla mussulmana, battezzata, che portava il nome della figlia prediletta di Maometto, la Madonna abbia voluto implicitamente indicare, come effetto del futuro ma sicuro trionfo del Suo Cuore Immacolato, anche la finale conversione dei mussulmani a Cristo, Dio-Uomo (divino-umanità, del resto, secondo Massignon e Basetti Sani, già adombrata dallo stesso Corano: una verità al momento non evidente per gli islamici e che sarà loro chiara al momento dovuto, che solo Dio conosce nella Sua Infinita Sapienza).

Lungi da noi qualsiasi accostamento a quei settori conservatori del mondo cattolico che criticano il pontificato bergogliano in particolare per la discontinuità del documento sinodale, fortemente voluto dall’attuale pontefice, “Amoris Laetitia” con la Tradizione. Pur non negando che in quel documento sono presenti problemi maggiori di quelli che con esso si vorrebbe superare – e male, malissimo, ha fatto Papa Bergoglio a non rispondere, come sarebbe stato suo dovere, ai quesiti postigli –, non ci piacciono questi ambienti conservatori perché generalmente sono una cloaca di ipocrisia e perché i loro esponenti abbracciano la Tradizione, difendendo la famiglia, solo ad evidente tutela dei loro interessi sociali ed economici, chiaramente visibili, essendo essi in preponderanza appartenenti a ceti abbienti. E’ infatti notoria la facilità con la quale esponenti di rilievo di questi settori conservatori, mentre pubblicamente militano nella “crociata” in difesa della Tradizione, del diritto naturale e, soprattutto, dell’“America cristiana”, non esitano poi, privatamente, ad abbandonare, in barba alla santità del sacramento, il focolare domestico per fuggire con la prima, avvenente e seducente, donna disponibile.

Lungi da noi anche qualsiasi accostamento allo pseudo-tradizionalismo cattolico che confonde la Tradizione con la musealizzazione e che – giusto per stare al tema di questo nostro intervento –  a causa di questa chiusura spirituale del cuore oppone una presunta Madonna preconciliare, che dice cose gradite alle orecchie tradizionaliste, ad una presunta Madonna post-conciliare non accettabile perché nelle sue manifestazioni non critica il Concilio Vaticano II. Come se fosse questa la missione della Santa Vergine anziché quella di richiamare i suoi figli ad una vita più santa e conforme al Figlio. Richiamo che è poi più di qualsiasi critica, tutte del resto contenendole, alle dottrine umane eventualmente penetrate nel Santuario di Dio.

Ma il lefreviano intransigente ed il sedevacantista perfetto, presi dalle loro ossessioni museali che li spinge a tagliare in due anche il capello del Messale antico alla ricerca di aggiunte post-tridentine da espellere, non sono neanche sfiorati dall’idea la Madonna oggi parla ad una Chiesa ormai già devastata. Sicché se in tempi passati la Madonna, come a La Salette, Ella ammoniva dei pericoli incombenti, ora che la frittata è fatta ha cambiato strategia e preferisca spargere, senza inutilmente piangere sul latte versato, i semi della futura rinascita della Chiesa attraverso l’invito ai sacrifici, al digiuno, alla preghiera ed ad una vita santa, in attesa che gli eventi che dovranno portare al trionfo del suo Cuore Immacolato si compiano.

Chi scrive non contesta Papa Francesco per quel che egli ha finora fatto sul piano della Dottrina Sociale, non a caso invisa ai conservatori e pseudo-tradizionalisti suoi critici – anzi in questo ambito egli ha grandi meriti, soprattutto dopo la sbornia neocons che colpì ampi settori della Chiesa ai tempi di Bush e delle sue guerre pro-Sion – né contesta affatto la sua pastorale della Misericordia, che è del tutto in profetica sintonia con le rivelazioni di Gesù a suor Faustina Kowalska a riguardo della Porta attualmente aperta della Misericordia Divina affinché l’umanità vi entri prima che giunga il tempo della Giustizia.

Lo scrivente, tuttavia, pur nell’obbedienza, non può non criticare il modo con il quale Papa Bergoglio approccia certi temi delicati, come quello della apparizioni mariane, facendone argomento da conferenza stampa, nonostante dovrebbe essere chiaro, innanzitutto ad un Papa,  quanto micidiale sia il gettare in pasto ai media certe questioni. Infatti i media sono il “mondo” nel senso con cui i mistici ed i santi usano questo termine per indicare non certo la creazione, opera originariamente buona di Dio, ma il dominio che Satana, al quale l’uomo ha fatto spazio nel suo cuore, ancora esercita sull’umanità che non guarda a Cristo.

Sappiamo quanto Papa Francesco ama, a nostro umile giudizio fin troppo, la scena mediatica – si pensi alle interviste tragicamente accondiscendenti a personaggi negativi come Eugenio Scalfari – e come questo possa costituire un problema quando non si è prudenti. Anche Giovanni Paolo II ha rilasciato interviste, addirittura un libro intervista, e lo stesso ha fatto Benedetto XVI. Ma sia Papa Wojtila sia Papa Ratzinger hanno scelto giornalisti aperti alla fede se non dichiaratamente cattolici come Vittorio Messori (il quale d’altronde, pur cattolico, non ha affatto risparmiato all’intervistato le “domande scomode”). E non si dica semplicisticamente che è il malato ad aver bisogno del Medico, perché Scalfari è di quel genere di malati che pretendono essi di suggerire la cura al Medico invece di accettare con umiltà di essere da Lui curati.

Quando si è Pontefice è necessario ricordarsi Chi si rappresenta, di Chi si è Vicario in terra e quindi è necessario, per quanto possibile, un certo grado di “spersonalizzazione”. Un Papa non può dire “secondo me …” come fosse un uomo qualsiasi, perché egli ha la grande responsabilità, roba da far tremare i polsi nella prospettiva della salvezza eterna, di guidare il gregge del Signore e di custodire il Depositum Fidei.

Ecco perché discutere con i giornalisti sull’aereo di cose soprannaturali – nella fattispecie di  apparizioni della Madonna ancora in corso – come se si stesse parlando di questioni politiche o simili, ossia di questioni nelle quali il giudizio del Papa non rasenta affatto l’area se non dell’infallibilità quanto meno dell’insegnamento autorevole e in qualche modo indirettamente obbligante, non è uno stile adatto al ruolo di Pontefice. La sciatteria, la faciloneria, su certi temi non paga ed è molto meglio lo stile più sobrio che avevano un Papa Wojtila ed un Papa Ratzinger, solo per citare gli ultimi predecessori di Papa Bergoglio.

Papa Francesco ha sbagliato a confidare ai giornalisti, quindi pubblicamente in mondovisione, il suo personale – e si sottolinei quel “personale” che dunque non implica alcuna autorità magisteriale – giudizio sui fatti di Medjugorie. Anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno espresso il loro personale giudizio su quei fatti, quello di Papa Wojtila assolutamente favorevole e quello di Papa Ratzinger prudente senza sbilanciamenti, ma lo hanno fatto riservatamente, non pubblicamente, anche se la cosa è comunque trapelata. Papa Francesco non sembra, invece, aver alcuna considerazione né per i milioni di fedeli che sono andati in pellegrinaggio, in questi decenni, nel paesino croato, né per le decine di miracoli, alcuni già dichiarati inspiegabili dalla scienza, avvenuti per intercessione di Maria in quella località, né per le numerose conversioni lì avvenute.

Ora se il vero criterio di discernimento – l’unico autentico perché autenticato direttamente da Nostro Signore Gesù Cristo – è quello dei frutti, buoni o malvagi, per riconoscere l’albero, è evidente che è troppo facile archiviare con i propri dubbi personali un evento come quello di Medjugorie. Né il Papa regnante ha tenuto in considerazione che a Civitavecchia una statuina della Madonna di Medjugorie ha lacrimato sangue umano – fatto scientificamente attestato e ecclesiasticamente riconosciuto sia dal vescovo locale che dalla Congregazione per la Dottrina della Fede – sicché i suoi personali dubbi dovrebbero perlomeno confrontarsi con questo riconoscimento ufficiale già avvenuto.

Ma è l’espressione usata dal Papa per esternare i suoi dubbi che è perlomeno irriguardosa. Infatti dopo essersi già espresso in tal modo nel 2010, Papa Francesco, nell’incontro colloquiale con i giornalisti sull’aereo di ritorno dal Portogallo, è tornato, con riferimento a Medjugorie, a dire che la Madonna non fa la postina. Papa Bergoglio, vista l’occasione, ha opposto la Madonna di Fatima – che certo non poteva disconoscere pur avendo egli spesso dichiarato la sua allergia alle manifestazioni del soprannaturale (non è tuttavia il primo Papa ad avere tali allergie né sarà l’ultimo) – alla mariofania di Medjugorie ormai in corso da decenni, evidenziandone l’eccessiva durata e la costanza quasi giornaliera delle apparizioni rispetto alla brevità di quelle di Fatima. Da qui quel suo dire “la Madonna non fa la postina”.

Il regnante Pontefice però sembra dimenticare che, invece, è da duemila anni – ad iniziare dalla “venida” durante i primi anni dell’evangelizzazione della Spagna romana tentata da san Giacomo apostolo – che la Santa Vergine fa esattamente e propriamente la “postina di Dio”. Perché questa è la missione escatologica che Suo Figlio le ha assegnato: accompagnare la Chiesa, di cui Maria è Icona, lungo i secoli, in particolare in quelli più recenti e duri, fino alla Parusia finale.

Maria, Icona della Chiesa, è la Donna del Genesi – la Donna il cui piede o, a seconda delle esegesi che però non si escludono ma anzi si includono a vicenda, la cui Stirpe, ossia Cristo, schiaccia la testa ofidica – ed è al tempo stesso, dato che inizio e fine, e ciascuna parte, della Rivelazione biblica si implicano e si richiamano a vicenda, la Donna dell’Apocalisse, Vestita di sole, con la luna sotto i piedi e la corona di dodici stelle sul capo. Maria è Colei che combatte il Drago, ovvero l’antico Serpente edenico, e contro la Quale quest’ultimo, perseguitando la sua discendenza (“Donna ecco tuo figlio, Giovanni ecco tua madre”, Gv. 19,26-27, così Nostro Signore sulla Croce rivolto a Maria), si scaglia nel tentativo di divorare il Figlio della Donna destinato a governare tutte le nazioni e nel tentativo di travolgerla vomitando un fiume d’acqua dalla sua bocca mentre Dio, con ali d’aquila, La protegge portandola nel deserto e nutrendola – chiaro riferimento all’Eucarestia – per un tempo, due tempi e la metà di un tempo (Cfr. Genesi 3, 14-15; Apocalisse capitolo 12).

Per quanto poi riguarda la eccessiva lunghezza delle apparizioni nella località croata non è la prima volta che manifestazioni mariane durino per decenni. Nel XVII secolo si registrano, e furono accreditate dalle competenti autorità ecclesiastiche, le apparizioni di Maria ad un suora che durarono oltre sessant’anni. C’è inoltre da tenere in considerazione un aspetto del tutto in sintonia con il clima escatologico al quale sempre richiamano le apparizioni della Madre di Dio. Stando alle sue stesse parole, agli inizi delle apparizioni in Medjugorie, queste sarebbero le sue ultime manifestazioni. Perché l’umanità sarebbe vicina ad eventi tali da provocare una vera e propria svolta nel mondo con un generale ritorno alla fede e la conversione dell’umanità intera a Cristo. Esattamente il “trionfo del suo Cuore Immacolato” profetizzato a Fatima. Quasi a dire che la sua missione di Madre sarebbe in procinto di compiersi e che per questo la sua presenza va costantemente aumentando di secolo in secolo. Ora questo collima perfettamente con le rivelazioni di un grande apostolo di Maria, san Luigi Maria Grignon de Montfort.

Se si legge la storia in prospettiva teologica è innegabile che stiamo da secoli assistendo ad un intensificarsi della presenza di Maria nelle vicende umane, in coincidenza con i passaggi più cruciali. Attualmente le apparizioni di Maria nel mondo si contano a centinaia e il caso della Bosnia Erzegovina è solo il più famoso tra i tanti. San Luigi Maria Grignon de Montfort, nel “Trattato della Vera Devozione alla Vergine Maria”, ha annunciato, per divina rivelazione, che la presenza di Maria si sarebbe sempre più intensificata mano a mano che i secoli, dagli anni nei quali egli scriveva, procedevano verso la fine della storia. Il santo credeva quel giorno, la Parusia, non lontano ed indicava nell’illuminismo l’avanguardia delle forze maligne in procinto di scatenarsi. Giovanni Paolo II era favorevole a Medjugorie proprio perché si era spiritualmente formato sull’opera del grande santo settecentesco al quale, oltretutto, va storicamente ascritto il merito della rievangelizzazione, pochi decenni prima della Rivoluzione Francese, delle regioni del nord ovest della Francia. Opera di apostolato che pose le premesse spirituali dell’insorgenza anti-rivoluzionaria della Vandea tra il 1790 ed il 1794.

Dal XVIII secolo di acqua ne è passata sotto i ponti e le cose sono andate in effetti come annunciato dal santo. Senza arrivare ad affermare, come lui, che la fine della storia sia dietro l’angolo (personalmente credo che così non sia e che se la svolta, ripetutamente annunciata dal Cielo, consisterà nel ritorno del mondo alla fede, e non nel Giorno del Giudizio finale), è innegabile che da Guadalupe in poi, la presenza di Maria si è sempre più universalizzata, dando evidente adempimento storico alla rivelazione apocalittica della “Donna vestita di sole”. Prima, nel medioevo, le sue apparizioni erano legate esclusivamente a questioni locali, come una peste, un cattivo raccolto, una faida et similia. Ma dal XVI secolo in poi Maria si mostra sempre più come baluardo – Turris Eburnea come dicono le litanie del santo rosario – a difesa dei suoi figli e della Chiesa di Suo Figlio.

Così, innegabilmente, fino a Fatima ossia un secolo fa, all’inizio del periodo più buio per la Chiesa che dura tuttora. E poi? Assurdamente secondo Papa Bergoglio e molti pseudo-tradizionalisti, suoi detrattori ma in questo convergenti con i suoi personali giudizi, dovremmo ammettere il silenzio mariano più assoluto proprio mentre l’inferno si scatena sulla terra? Allo scrivente sembra una contraddizione ed una tesi insostenibile alla luce della lettura teologica della storia e dell’ultimo libro della Bibbia.

Il silenzio della Madonna dopo Fatima, ossia proprio nel momento forse più apocalittico della storia umana, quando il male è scatenato e non trova più alcun katéchon, sarebbe del tutto assurdo. Domandiamoci: sarebbe conforme questo silenzio al Libro della Rivelazione che annuncia proprio nella “Donna vestita di sole” colei che viene a soccorrere i figli nei momenti di maggior pericolo? Allo scrivente non pare.

San Luigi Maria Grignon de Montfort, tra le altre cose, ha annunciato non solo l’intensificarsi della presenza di Maria mano a mano che, dopo il secolo dei lumi, l’umanità avrebbe avanzato nel suo cammino storico ma che, vicina alla svolta, essa avrebbe assistito – come in effetti sembra stia accadendo proprio in questi decenni nei quali manifestazioni mariane, innumerevoli, sono segnalate a tutte le latitudini – al proliferare contestuale e contemporaneo, per ogni dove, di quella materna presenza.

La Madonna a Medjugorie appare, secondo i veggenti, per la prima volta il 24 giugno 1981 annunciando una guerra locale imminente. In quell’anno il muro di Berlino era ancora saldamente in piedi e nulla faceva presagire il repentino crollo del comunismo di lì a soli otto anni. La Jugoslavia, benché fosse già morto Josepz Tito, era una realtà che appariva, nonostante i problemi economici tipici del socialismo reale, monolitica. Nessuno avrebbe pensato ad un disfacimento della Federazione titina nel risorgere di atavici e feroci odi etnici. Eppure, esattamente dieci anni dopo la prima apparizione di Maria a Medjugorie, ossia il 24 giugno 1991 iniziava il tragico conflitto balcanico, con le sue orrende pulizie etniche, che avrebbe distrutto l’ex Jugoslavia trascinandosi fino alla guerra del Kossovo. Un caso questa coincidenza di date, considerando che ai veggenti dieci anni prima furono anticipate in visione le scene cruenti della guerra imminente, nello scetticismo generale dato il clima politico, apparentemente immodificabile, interno ed internazionale dell’epoca.

Sempre nel 1981, in Ruanda, a Kibeho, la Madonna è apparsa – in questo caso possiamo dirlo con certezza perché il riconoscimento ecclesiale è ufficialmente avvenuto – presentandosi come “Madre del Verbo” ad alcune ragazze africane di una scuola cattolica, mostrando loro in visione i massacri ed il bagno di sangue che esattamente dieci anni dopo lacerarono quel paese nella lotta, di ataviche radici, tra le etnie tutsi ed hutu. Ma in quel 1981 nessuno segno faceva presagire quanto poi sarebbe accaduto e le ragazze veggenti non furono prese in seria considerazione da nessuno.

Dalle parole di Papa Francesco, nella conferenza stampa aerea, è emerso qualcosa dei risultati raggiunti dalla Commissione istituita dal suo predecessore, su Medjugorie, e presieduta dal cardinale Ruini. La relazione di Ruini, come si evince dalle sue stesse dichiarazioni, è problematica e prudenziale, non riconosce né disconosce. Anzi, per la precisine, afferma l’autenticità delle apparizioni nel primo periodo, quello iniziale, mentre sospende, dubbiosamente, il giudizio per il periodo successivo. Come, però si possa tracciare la linea di demarcazione tra primo e secondo periodo è cosa che non ci è dato di sapere, sempre che la Commissione Ruini abbia provato a dare un criterio in proposito. Gli esti ai quali sembra, dunque, sia pervenuta detta Commissione si devono, molto probabilmente, anche a quanto di eccessivo e plateale ha circondato gli eventi di Medjugorie, con gli stessi veggenti che oggi partecipano a raduni di massa così simili a quelli neo-protestanti nello stile dei predicatori cristianisti americani. Se è vero che non è l’abito a fare il monaco, è pur vero che un diverso stile aiuterebbe le competenti autorità ecclesiali a distinguere.

C’è anche chi rimprovera ai veggenti croati la scelta matrimoniale anziché claustrale, come è stato ad esempio per una Bernadette di Lourdes o per una Lucia di Fatima. Ma, questo, è argomento che non regge, sia perché quello matrimoniale e laicale è uno stato di vita legittimo e santificante per la Chiesa, sia perché, proprio oggi che la famiglia è sotto terribile attacco, la scelta dei veggenti sembra del tutto in sintonia con la testimonianza cristiana a favore della santità del matrimonio e della procreazione. Non stava, del resto, scritto da nessuna parte che santa Bernadette o Lucia di Fatima dovessero necessariamente abbracciare la vita claustrale.

Se la Commissione Ruini è stata, a differenza di Papa Francesco, prudente, è bene anche ricordare le innumerevoli volte nelle quali l’iniziale giudizio delle autorità ecclesiali, in apparenza sul momento irrefutabile ed immodificabile, è stato poi cambiato. I casi della vicenda di un san Pio da Pietrelcina e di una suor Faustina Kowalska, inizialmente sospetti al Sant’Ufficio (ossia alla Santa Inquisizione, e si trattava di quella dura preconciliare!), sono lì a ricordarcelo. E non si tratta solo di casi recenti. Problemi con l’Inquisizione li ebbero, giusto per citare solo alcuni casi più lontani nel tempo, anche Santa Teresa d’Avila e San Giovanni della Croce, per non parlare di Santa Giovanna d’Arco. Ma, alla fine, quando è Dio che opera mediante uomini ed eventi, tutto finisce per chiarirsi e la stessa Chiesa, non per niente guidata dallo Spirito Santo, cambia i suoi iniziale giudizi, senza che questo o quel Papa, questo o quel sant’inquisitore, regga o possa opporsi.

Accennavamo a quanto ha finito per circondare gli eventi di Medjugorie danneggiandone l’immagine. Ma non bisogna colpevolizzare i veggenti, che del resto sono uomini e donne di questo tempo e quindi quanto mai esposti alle lusinghe mediatiche che al tempo di Bernadette o dei pastorelli di Fatima non sussistevano, almeno con l’intensità e la forza attuale.

Come abbiamo già avuto modo di scrivere, anche su questo sito, una grande responsabilità per l’alterazione dell’immagine di Medjugorie deve essere attribuita a padre Livio Fanzaga ed alla sua emittente radiofonica. Per essere più precisi, alla deriva che padre Livio ha consentito in senso politicamente strumentale della propaganda mariana dell’emittente di Erba. Emittente, d’altro canto, meritoria per tanti altri aspetti. Ma l’apertura dei microfoni di Radio Maria a personaggi più che dubbi, militanti nell’area catto-conservatrice e spesso neanche cristiani, ha finito, nei recenti anni del pontificato di Papa Wojtila e di Papa Ratzinger, oltretutto a dispetto dell’opera di questi stessi pontefici, per presentare la Madonna di Medjugorie come l’alfiere, soprattutto dopo l’11 settembre letto come apocalittica aggressione all’“Occidente cristiano” (???!!!), delle politiche bushiste, occidentaliste ed americaniste, in nome dello scontro di civiltà con l’islam. In tal modo all’esegesi esclusivamente anti-comunista di Fatima, che si è visto alla lunga non ha retto, padre Livio ed i suoi collaboratori catto-cons hanno finito per sostituire, quasi a nostalgico rimpiazzo, l’esegesi anti-islamica e filo-occidentale di Medjugorie.

Ci chiediamo – e chiediamo a padre Livio Fanzaga – che cosa mai abbia a che fare il messaggio della Regina della Pace, come significativamente si è presentata la Madonna a Medjugorie, con le esternazioni filo-bushiste e guerrafondaie che abbiamo, anni fa, personalmente ascoltato da Radio Maria per bocca di un noto teorico dello scontro di civiltà come il prof. Sorbi?

Su questo sito, il direttore Maurizio Blondet, che non ha propensioni verso i fatti mariani croati, nel 2010, in occasione della prima esternazione di Papa Bergoglio contro Medjugorie, scriveva: «Papa Francesco, come al suo solito per allusioni, ha attaccato le apparizioni di Medjugorje. “Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio e vivono di questo?”, si è domandato derisorio. “Questa – ha affermato – non è identità cristiana”. Ora, siccome i credenti (fanatici?)   delle apparizioni sono milioni, e il principale è il celebre Padre Livio Fanzaga, inventore, fondatore di Radio Maria per diffondere i messaggi jugoslavi, massimo cultore dei “veggenti”, posso immaginare e compatire il suo sgomento. Aggiungo che ho stima di padre Livio quando fa’ il catechista; quando pretende di fare il giornalista, è un assoluto succube alla “narrativa” ebraico-neocon e americanista, filo-israeliano forsennato . In più, fino ad oggi, è stato un esaltatore del Papa Bergoglio, fino a fare epurazioni, a Radio Maria, dei suoi critici (Palmaro e Gnocchi anzitutto, ma non solo). In una Chiesa rimasta quasi senza fedeli, dove i fervorosi e i semplici sono quasi tutti medjugorjani (ed effettivamente dopo aver “visto Medjugorje” pregano e digiunano), si ammetterà che è interessante seguire quel che viene “dopo” il bombardamento papale dei veggenti, allusivamente accusati di lucrarci (“…E vivono di questo”), sfruttando la credulità dei tanti ingenui: un’accusa di simonìa bella e buona, un peccato mortale. Non c’è male, per un Papa che dichiarò, su altri, “chi sono io per giudicare?”».

Ed ora, come si sentirà padre Livio Fanzaga dopo la nuova, poco pontificale, esternazione di Papa Bergoglio su Medjugorie? Forse è il caso che faccia una profonda riflessione sulle proprie responsabilità per aver contribuito, con la sua emittente manipolata da lobby catto-conservatrici milanesi, a portare le cose a questo punto con il fare della Santa Vergine la “crociata” e la “protettrice” dell’“America cristiana”.

Padre Livio e la sua emittente sono stati la rovina della spiritualità mariana con il loro uso filoccidentale della Madonna. Uso eguale a quello che i fatimiti, ad iniziare dalla Tfp, hanno sempre fatto, in senso esclusivamente anticomunista di Fatima (ora, però, che in Russia non c’è più Stalin ma Putin, il quale venera e bacia le icone, le difficoltà esegetiche dei fatimiti e dei tradizionalisti “americani” sono evidentissime).

Resta, ora, al di là delle responsabilità di chi ha gestito i contorni della mariofania di Medjugorie in modo inappropriato, il fatto che l’attuale Papa, benché con giudizio personale, ha “scomunicato” l’evento. La gente, infatti, non distingue tra dichiarazione ufficiale ed una mera considerazione privata del Papa. La pubblicità che Papa Bergoglio ha dato alle sua personale dichiarazione farà in modo che – salvo diverso e sicuro intervento del Cielo – Medjugorie rimarrà bloccata chissà per quanto tempo, proprio mentre maggiormente la Chiesa ha bisogno di Maria. La Quale, d’altro canto, continuerà ad operare nei cuori inviando da buona “Postina di Dio” i suoi messaggi quotidiani, checché ne pensi, quale giudizio personale e dunque non obbligante, il Papa.

Papa Bergoglio non ha improvviso quella irrisoria definizione. Nel suo libro intervista, col rabbino suo amico Abraham Skorka, ha dichiarato: «Provo un’immediata diffidenza davanti ai casi di guarigione, persino quando si tratta di rivelazioni o visioni; sono tutte cose che mi mettono sulla difensiva» E a proposito di veggenti e segreti: «Dio non è una specie di Correo Andreani [noto corriere espresso argentino, nda] che manda messaggi in continuazione …». Eppure, Dio parla all’uomo da sempre, in continuazione, sin dal Giardino dell’Eden. E piuttosto l’uomo che non Lo ascolta. Ed lascia l’amaro in bocca sentire un Papa esprimersi in tal modo. Perché una cosa è la prudenza che la Chiesa ha sempre praticato per discernere il vero dal falso soprannaturale – fino, come si è detto, a sottoporre a processo inquisitorio anche futuri esempi e modelli universali di santità, poi riconosciuti come tali – ed altra cosa è il disprezzo, la chiusura preventiva, che da certe esternazioni potrebbe – si badi: è un condizionale! – dedursi.

Non possiamo, d’altro canto, dimenticare che anche un grande pontefice come Pio XI aveva i suoi dubbi su Fatima, che però poi in sintonia con lo Spirito ha finito per avvallare con la sua autorità di Pontefice, e che soleva lamentarsi che se la Madonna aveva qualcosa da dire all’umanità avrebbe dovuto dirlo direttamente a lui, il Vicario di Cristo. Orgoglio clericale o papale? Oppure incapacità “razionalista” (esiste un razionalismo anche teologico) di ammettere una presenza costante ed operativa del Cielo nelle vicende umane?

Quando Bergoglio dice che la parola definitiva di Dio è Gesù dice sicuramente una cosa sacrosanta ma bisogna fare attenzione perché tale affermazione potrebbe essere intesa anche in modo protestante. Infatti per i protestanti la venerazione per la Santa Vergine è idolatria e la mariologia è il cancro del cattolicesimo. In nome del dialogo ecumenico con i “fratelli separati”, al quale, come il ricorrente cinquecentenario luterano ha dimostrato, Papa Bergoglio tiene molto ed in modo succube, si è accettato per decenni di passare sotto silenzio Maria ed il suo ruolo “apocalittico”, ossia rivelatorio nel senso di guida materna del popolo di Dio nell’adempimento della Rivelazione dal Golgota alla Parusia.

La Chiesa, comunque, come non obbliga a credere quando riconosce, come per Lourdes e Fatima, neanche obbliga a negare risolutamente quando non riconosce o quando sospende il giudizio. E’ la grande libertà che Santa Madre Chiesa, fermo il dogma, concede ai suoi figli.

Bergoglio – in questo in controtendenza con i suoi due ultimi predecessori – sembra invece per niente problematico e poco prudente. Secondo il suo atteggiamento sovente frettoloso che tante gaffe gli ha fatto inanellare. Alla fine, riconoscimento o meno, il culto mariano in Bosnia continuerà. Lì, come già accennato, ci sono stati già fatti su cui la scienza non sa dare spiegazioni e molti vi hanno ritrovato la fede. Milioni di persone vi hanno cercato quella Pace e quel senso di Mistero che il razionalismo ecclesiale modernista non sa più dare loro. Fosse solo per queste cose, Bergoglio dovrebbe essere molto più prudente e non uscirsene con ridicolezze come “la Madonna non fa la postina” solo perché qualche donna del popolo gli ha raccontato, con il trasporto esagerato dell’entusiasmo popolare, che la Vergine consegna ogni giorno alle quattro del pomeriggio una lettera. Non stanno così le cose e lui lo sa benissimo. Se non gli piacciono le manifestazioni del soprannaturale – infatti ha praticamente nascosto un miracolo eucaristico, passato positivamente al rigoroso vaglio della scienza, avvenuto in Argentina nella sua diocesi – è un problema suo. Ma non ha nessun diritto di confondere i fedeli approfittando del suo ruolo pontificale.

Fare il Papa è una grandissima responsabilità di cui bisogna rendere conto di fronte a Dio in un modo tutto particolare e più alto dei semplici fedeli. Ecco perché Bergoglio farebbe bene ad essere più prudente. In questa occasione come in altre.

Luigi Copertino