IL BARCONE RENDE LIBERI

Barbara Tampieri

 

 

E’ stata una lunga giornata, durante la quale io ed altri ci siamo sentiti dire di tutto da un branco di cani di Pavlov inferociti solo perché cercavamo di capire cosa fosse successo. Premiamo il tasto pausa e ricapitoliamo. Un uomo, un nigeriano, è morto a Fermo per le ferite riportate durante un diverbio con italiani degenerato in aggressione. Questa è l’unica, tragica certezza. Stamattina la Repubblica raccontava così i fatti:

 

 supertestimone
fonte

Nel medesimo articolo si leggeva però quanto segue:
“Era intervenuta anche l’Anpi provinciale di Fermo, per ricordare come Emmanuel e Chinyery, “nostri fratelli e compagni, vittime delle persecuzioni e delle guerre civili nel loro Paese” sono anche “vittime della violenza fascista e razzista in Italia”. Perché, sottolinea l’Anpi, i “due cosiddetti cittadini italiani” coinvolti nella brutta vicenda sono “noti da tempo alle forze dell’ordine come ultras ed elementi della destra fascista”, “stupidi pericolosi sicari generati da un clima di intolleranza, di paura e d’odio innescato volutamente da quanti pensano di far leva sulle angosce e i timori della gente in difficoltà per avvantaggiarsene politicamente ed economicamente”.

 

 

Ecco l’inconfondibile tanfo della propaganda, di quella sopravvissuta miracolosamente a tutti i muri crollati nel recente passato, ammodernata solo da quel fastidiosissimo “due cosiddetti cittadini italiani”, il tocco internazionalsocialista Si Global che ho voluto evidenziare. Il vero messaggio all’interno del solito scontato ammonimento antifa. Cosa vengono loro con questa mia addirci, i partigiani o quel che resta di loro? Che noi italiani siamo già diventati cittadini “cosiddetti” e lo saremo ancor di più in futuro. Per accelerare i tempi basta non essere d’accordo con loro e i loro padroni in guanti gialli.

 

Già di prima mattina vi era insomma un bel frame in partenza sul primo binario e il sospetto è stato confermato in giornata, quando è scoppiato il delirio su media e soccial attorno all’unica versione dogmatica possibile, quella sulla quale concordano tutti, dalle autorità in giù. Quindi sospetta per definizione ma sacra ed insindacabile, come appunto tutti i dogmi. Dove c’è un dogma c’è un’Inquisizione. E qui è stata di quella spagnola.

 

Compare un articolo sul “Resto del Carlino” dove una testimone racconta una versione diversa dell’accaduto che ribalta le responsabilità? Subito parte la character assassination della donna che, siccome un ‘altra volta ha testimoniato contro degli extracomunitari, e poi è una parrucchiera, allora per forza dev’essere una mitomane con ansia di protagonismo.

Può essere, come può essere che le cose non siano andate come raccontano certi altri testimoni un po’ troppo, diciamo, coinvolti sentimentalmente e non solo nelle questioni dei migranti.

In questa giornata di ordinaria follia, della sagra della fallacia in tutte le sue varianti, si sono pronunciati, sempre a senso unico e, come tutti gli altri, senza attendere le conclusioni delle indagini e del processo ma seguendo lo schema della giustizia sommaria tanto cara ai popolacci vogliosi di patibolo, i soliti intellettuali un tanto al chilo, i sepolcri imbiancati e i roveti ardenti. Tutti ad additare il presunto razzismo di un italiano che, per proprietà transitiva, viene attribuito ad un intero popolo di “cosiddetti cittadini”, venuto in uggia ai padroni sovranazionali e quindi anche a codesti cani che scodinzolano loro attorno in attesa dell’osso da ciucciare.

 

 

Vedete, se Gad Lerner invoca il rientro di Kyenge nel governo, sarà bene ricordare che, a seguito dell’orrendo massacro della coppia di coniugi a Palagonia per mano di un africano (attualmente a processo), la signora ebbe a dichiarare quanto segue:

KIENGE

 

“Il crimine non può essere etnicizzato”. Ma chi l’ha detto? Questo è solo volgare double standard, il fatto che, tanto per citare il solito Orwell, “tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri”.

Gli Hutu e i Tutsi etnicizzarono. Si etnicizza e sessizza ogni giorno in Congo. Così come etnicizzano i Bantu in Sud Africa (chiedete agli Zulu, che sono ridotti a rimpiangere l’Apartheid essendo accomunati nella disgrazia con gli Akrikaaners poveri, vittime delle leggi razziali antibianchi e antituttitranneibantualgoverno dell’ANC). Etnicizzano gli afroamericani contro altri afroamericani ( non lo dicono le statistiche del KKK ma esponenti del glorioso movimento delle Pantere Nere, ogni afroamericano intellettualmente onesto e le statistiche degli omicidi in USA). Non è negando la bidirezionalità del razzismo e la voglia di suprematismo che hanno certi neri, incitati in questo da orde di bianchi autorazzisti, che si combatte la violenza. Inutile però farlo capire ai cagnacci che ci hanno abbaiato tutto il giorno nelle orecchie.

 

Ma il frame, in definitiva, serve sempre a distogliere l’attenzione e a concentrarla su un focus. Emmanuel, il povero morto, per il quale è doveroso piangere, è diventato il perno sul quale pareva dovesse girare da quel momento in poi il mondo. Con tutto il rispetto dovuto per una giovane vita stroncata, la sua morte è riuscita ad oscurare ed annullare quella, estremamente imbarazzante per le nostre autorità xenofile (nel senso della perversione), dei nove italiani massacrati in Bangladesh. La notizia del giorno, riguardo a quel tragico fatto di cronaca, era che le autopsie cominciano a svelare dettagli raccapriccianti sulle modalità di tortura ed esecuzione dei nostri connazionali. (Mi scuso per la crudezza del termine connazionale).  Qui si incrocia un altro bel problemino. Quello del negazionismo sull’incompatibilità dell’Islam con il modello occidentale.

MORTE AI VECCHI, BOCCHE INUTILI (e razzisti)

Vi sono tuttavia altre cose ben più gravi da nascondere sotto il tappeto dell’omicidio a sfondo razziale.

Lo stato comatoso delle nostre (loro) banche, il possibile crollo imminente di tutto l’ambaradan finanziario e lo scompenso in exitus del cancro dello short; il fatto che i vecchi pensionati europei “rappresentino una minaccia per il futuro del continente”, come dice questo personaggetto qua (per dirla alla De Luca). (Pensasse piuttosto alla sua banca in dépassée che offre mutui se acquisti almeno due cellulari della nota marca e altri oggetti da catalogo).

 

 

CAMPANELLA

 

 

 

Non vi preoccupa un discorso come questo? Fate molto male. Lo dicevano anche degli ebrei, che rappresentavano un problema, sapete? Ma Gad e Roberto Saviano non se lo ricordano più, presi dalla fregola della sostituzione etnica, e nemmeno i capitani d’industria dell’olocausto come il fu Eli Wiesel. A proposito di “per non dimenticare”.

 

vecchi egoisti

Mi piacerebbe chiedere a questi di Foreign Affairs quale soluzione (finale) proporrebbero per il problema dei vecchi europei. Essendo non più così giovane da non preoccuparmi e abbastanza anziana da averne motivo, sarei interessata a saperlo. Qualcosa tipo Aktion T4? Morte per fame, iniezioni di Luminal o camere a gas?

 

L’altra faccia complementare del “problema anziani” è la sostituzione etnica.

Il frame del “povero negro” ucciso dal bianco fascista razzista infamone serve a nascondere che di speranzosi ed illusi come Emmanuel e signora, gli omini di burro della globalizzazione ne vanno a prendere 5000 al giorno in Africa, rovesciandoceli in casa contro la nostra volontà. Loro pretenziosi di tutto e noi in procinto di perdere tutto ciò che avevamo guadagnato in una vita. Due perfette fazioni in lotta per lo stesso osso. Sperano che ci ammazziamo a vicenda, è ovvio.

Tutte persone, questi migranti, che i paesi sovrappopolati da cui provengono sono ben lieti di sbolognare in giro per il mondo, che hanno dato per perse e che nessuno verrà mai a cercare. Persone che, non dovessero più servire allo scopo e diventassero ingestibili potrebbero essere facilmente fatte sparire da qualche parte ad Est dagli stessi che li hanno fatti arrivare, senza che nessuno lo sappia se non a fatto compiuto. Basta utilizzare a quel punto il frame di copertura giusto. Magari uno di quelli clamorosi, una minaccia di invasione aliena buttata lì come l’allucinazione da delirium tremens di un noto ubriacone, tanto ormai, con l’aiuto della stampa, l’opinione pubblica allucinata dalla propaganda la crederebbe, o la solita guerra locale a progetto. Ogni conflitto può diventare abbastanza capiente da contenere un genocidio.
Se preti e damazze di Sant’ONU volessero veramente bene ai migranti economici dovrebbero consigliarli di tornarsene a casa finché sono in tempo.

Non finirò mai di meravigliarmi invece del fatto che Gad e gli altri non vedano che si tratta di deportazione di massa, di schiavismo 2.0. Sono talmente accecati dall’ideologia che non vedono la scritta sul molo:”Il barcone rende liberi”.

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