GIORGETTI E’ STATO INTERROGATO

Il titolo sul Corriere suona:

Giorgetti: «La Lega è affidabile: mai via dall’Euro e dall’Europa”

L’ex sottosegretario leghista: se Draghi si ritira una perdita per l’Italia. Non vogliamo abbandonare l’Ue, ma sono sempre di più quelli che dicono che si deve cambiare

https://www.corriere.it/politica/20_febbraio_13/resteremo-nell-euro-migranti-si-collaboriora-bruxelles-ha-capito-ed945cec-4e9f-11ea-977d-98a8d6c00ea5.shtml

Naturalmente una torma di lettori mi hanno  segnalato il “traditore” che si è venduto a  Draghi, eccetera.

A me personalmente più che le risposte, sono parse significative le domande;  il loro tono, imperativo. Interessante la terza:

– Nel team dell’economia della Lega ci sono ancora Borghi e Bagnai, fautori dell’uscita dall’euro. Tenete il piedi in due staffe?
In pratica, il giornalista del Corriere sta ordinando: dovete sbattere fuori Borghi e  Bagnai.

Leggete le domande in fila senza le risposte, per assaporarle:

– Siete stati così filo-russi da finire con Savoini nello scandalo del Metropole. Salvini ha detto: «A Mosca sto meglio che a Bruxelles». È ancora così?

– Salvini ora dice che sull’immigrazione è meglio collaborare con l’Europa. Se tornerete al governo cambierete almeno i metodi?

– In Europa contate poco perché siete nel gruppo con AfD e Le Pen. Entrereste in un gruppo con i conservatori, dove c’è già la Meloni?

– Ora siete molto filo-americani. Siete d’accordo con Trump anche quando mette i dazi ai nostri prodotti o ci invita a partecipare a missioni di combattimento in Iraq?

– La Cina è un partner o un concorrente dell’Italia?

– Nel 2022 si eleggerà il capo dello Stato. Draghi presidente gioverebbe alla proiezione internazionale dell’Italia?

-Per rassicurare cancellerie e mercati, contemplereste l’ipotesi di un governo della Lega guidato da una personalità diversa dal vostro leader?

A voi sembrano domande? A me sembra l’interrogatorio di un inquisitore che  controlla l’ortodossia e esamina la riabilitazione del colpevole; e  mentre rimprovera, impartisce direttive.

Magari sono suggestionato dall’interrogatore,  che  è Antonio Polito: una  vita nel PCI e a Repubblica, poi senatore della sinistra “moderata” ed oggi di nuovo PD.

Chi si infuria con Giorgetti per  il  “mai via dall’euro”, continua a  sottovalutare la natura totalitaria  ormai perfezionata del sistema ; un sistema  che ha preso tutti i potere ed apparati “legali”, magistrature, presidenze, giornali; che fra poco si accaparrerà 400  “nomine”, che sono stipendioni  sicuri nella  recessione feroce  che metterà tutti noi alla fame,  e quindi clientele-schiave; che deve arrivare  alle elezioni presidenziali avendo azzerato  l’alternativa, anche  minima, all’ortodossia.

Qualche lettore, molto ingenuo, crede ancora di vivere in una agorà, dove  si possono esprimere idee diverse, critiche e alternative  in liberi dibattiti: questo periodo, che forse esisteva ancora un anno fa,  è  chiuso.  Immagini per un  attimo, l’ingenuo lettore, che “il numero due della Lega” (così lo chiamano) avesse risposto al dottor Polito: “Certo, il nostro fine politico è uscire dall’euro”,  e cosa sarebbe successo.  E con quale risultato,  se non spararsi sui piedi?  Da qui si riconosce il totalitarismo:  non si può dire l’altra  verità impunemente, bisogna tenersela  nel quadro determinato dalla “Linea” decisa. Come  diceva Solgenitsin,  totalitarismo è “vivere nella  menzogna”.

Perché  il “Mercato” (ossia la BCE)  minaccia in modo diretto, con lo spread:

Invece la Meloni che “cresce nei sondaggi” ed è diventata tanto simpatica ai Polito e  agli  antifascisti a mazzi e sfusi:  in un recente talk, ha detto che “quando  fai spesa pubblica in deficit, spendi i soldi dei tuoi figli!”.   E’ esattamente l’ortodossia monetaria che il potere vuol imporre: lo Stato deve chiedere il denaro ai mercati….Non credo nemmeno che sia stata imbeccata, la Meloni: è sincera, ripete l’ortodossia, perché non sa l’altra concezione della moneta e non la sa perché non è stata divulgata coi mezzi che creano “fede”: che non sono gli articoli di Bagnai sul suo  blog, ma tv, radio, Europa..

Insomma, Giorgetti non può rispondere come ha risposto, per mantenere un minimo di agibilità politica  alla Lega e a sé; quel che resta dopo che Salvini l’ha tanto compromessa. Salvini infatti, anche lui, dice che non  vuole uscire  dall’euro;  ormai non serve, è liquidato ed auto-liquidato.

“interrogato” anche Bernie Sanders

E non si creda che  il metodo dell’interrogatorio per controllo dell’ortodossia  abbia preso di mira solo Giorgetti.

Un interrogatorio  del genere ha subito, nientemeno che Bernie Sanders, il candidato democratico della sinistra, e nientemeno che dal New York Times. Domande precise:

–  Considerereste  la forza militare per sventare preventivamente un test nucleare o missilistico iraniano o nordcoreano?

– Risposta: Sì

– Considerereste la forza militare per un intervento umanitario?

Risposta: Sì

– Se la Russia continua il suo corso attuale in Ucraina e in altri ex stati sovietici, gli Stati Uniti dovrebbero considerarla come un avversario o addirittura un nemico?

Risposta: Sì

La Russia dovrebbe essere tenuta a riportare la Crimea in Ucraina prima che gli sia permesso di rientrare nel G-7?

Risposta: Sì

https://www.nytimes.com/interactive/2020/us/politics/bernie-sanders-foreign-policy.html

Questo  è il tempo in cui vivete, lettori.  Dove certi specifici  giornalisti inquisiscono e valutano l’ortodossia  dei politici che hanno dalla loro solo il voto democratico.  Non siate  ingenui.

Quando al fatto che Giorgetti  “vorrebbe Draghi presidente”,  carissimi, uscite dal sonno: ciò è  stato già  deciso molto sopra di lui.

Di fronte a una stanza dei bottoni apparentemente spenta e disabitata a Roma, quello di Draghi è il primo, e forse unico, nome cui tutti guardano.

Così spasimava di desiderio un articolo apparso il 5 febbraio su Il Sussidiario. Net

Lirico fin dal titolo:

Quell’attesa di Draghi

https://www.ilsussidiario.net/editoriale/2020/2/5/quellattesa-di-draghi/1981565/

Ecco alcuni passi:

…Quando l’Istat snocciola le cifre di una stagnazione italiana sempre più prolungata e preoccupante – una crisi che l’emergenza cinese rischia ora di aggravare – è comprensibile, quasi inevitabile che molti nel Paese si chiedano: dov’è Mario Draghi? Perché non attingere alla sua competenza d’eccellenza in campo politico-finanziario, ora che essa non è più impegnata al vertice Bce?

…Se da anni il costo del debito non è più un’emergenza, il merito quasi esclusivo è di Draghi (e il demerito è semmai di chi, al governo in Italia, non ha messo a frutto un’opportunità forse unica). Nel pilotare l’espansionismo monetario della Bce il banchiere italiano ha mostrato, fra l’altro, una lealtà europeista tanto concreta quanto ormai unica.

…Si sente  una sorta di attesa di Draghi anche nelle voci di un meridionalismo autentico che non si rassegnano a che la crisi Whirlpool si chiuda con il disimpegno da Napoli di una multinazionale americana e il lascito di 400 dipendenti per strada

…. E’ certamente, quella di Draghi, una figura refrattaria a ogni tentativo di strumentalizzazione in agguato. Chi cerca di contrapporlo al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non fa che confermare che nell’Italia del 2020 esistono soltanto due vere “riserve della Repubblica”: una è in carica per sette anni al Quirinale; l’altra è “in ritiro”. Pronta ad assumere il ruolo che la democrazia istituzionale del suo Paese gli chiedesse.

Vedete,  Il Sussidiario già lo sa.  Presto,  la TV dirà che Draghi guarisce gli scrofolosi con il tocco delle se mani regali,  e voi ci crederete.  Opporsi frontalmente è autolesionista  e suicida.

I re taumaturghi

Tanto, presto “verrà una crisi… e non ci sarà più bisogno di uscire da nulla. Sarà questa fallimentare istituzione politica, con i suoi altrettanto fallimentari dogmi economici, ad uscire da noi”  (Giuseppe Liturri).