FIRENZE. Il Plaza Lucchesi ha messo in ferie i 45 dipendenti: «Non c’è più nemmeno la cassa integrazione»

Da Repubblica:
FIRENZE. Il Plaza Lucchesi ha messo in ferie i 45 dipendenti: “Non c’è più nemmeno la cassa integrazione”.

Un terzo dei 390 alberghi della città secondo Confindustria è nelle stesse condizioni a Firenze

Tutto chiuso, hotel fantasma. Come nel 2020 e nel 2021. Stavolta non per il lockdown o per la zona rossa. L’Hotel Plaza Lucchesi si è ritrovato a metà gennaio con appena due o tre camere prenotate su 92 e ha concordato coi clienti una sistemazione in un altro albergo gestito dallo stesso gruppo, appena fuori città. Situazione comune a moltissimi alberghi della città: Confindustria stima che delle 390 strutture in città più di un terzo siano chiuse. Circa 150. Lo avevano annunciato nei giorni scorsi, del resto: chiudere per non morire. «È impossibile sostenere una struttura simile con così pochi clienti. Prima della pandemia i tassi di occupazione degli hotel in zona centrale in bassa stagione erano del 60%, adesso del 3-5%. E i soli costi dell’energia sono mostruosi. Tanto più che ora sono aumentati in maniera vertiginosa: nei business plan alberghieri di una volta i costi delle utenze venivano quantificati intorno al 7-8%, adesso arriveremo almeno al 15. E questo solo per stare all’impatto diretto del caro energia: l’altro giorno mi ha chiamato la lavanderia, che serve decine di grossi alberghi di Firenze, mi hanno detto che sono costretti ad aumentare i costi dell’8% altrimenti non ci rientrano con le spese» racconta Carniani.

«E il fatto è che è la terza volta che succede in due anni. E andremo almeno fino a fine mese, per ora. Che senso ha se non ci sono né prenotazioni né personale per il Covid? Ma quel che preoccupa è che continueremo a non vedere turismo asiatico fino alla fine del 2023 e i flussi americani sono ripresi, ma non allo stesso ritmo. Nessuno sta capendo quanto è grave la crisi delle città d’arte», allarga le braccia Giancarlo Carniani, capo degli albergatori di Confindustria e general manager della struttura, quattro stelle superior, dal 1860 tempio di storia e storie: «Qui nel 1928 è stato scritto “L’amante di Lady Chatterley” di David Herbert Lawrence, qui ha soggiornato il Re Umberto I per vedere i fochi. Di questo posto parlava Pratolini. Qui dormirono Monicelli e Tognazzi quando giravano Amici Miei. Nemmeno durante la guerra la pensione Lucchesi chiuse. Solo con l’alluvione del 1966: ma giusto perché l’Arno ruppe proprio qui davanti».

La grana grossa sono i dipendenti: «Noi ne abbiamo 75 in alta stagione, 45 a tempo indeterminato anche in bassa stagione. In questo momento ho dovuto mettere tutti in ferie, perché la cassa integrazione Covid per il nostro settore non è nemmeno stata prorogata. A differenza della costa che non ha perso quasi nulla gli alberghi di Firenze-Roma e Venezia negli ultimi due anni hanno avuto tassi di riempimento del 40% contro il 90% pre pandemia. Va bene cambiare il modello di turismo ma la politica non capisce quanto sia grave la situazione del turismo nelle città d’arte» si sfoga il manager. E i fondi di investimento internazionali da tempo volano come rapaci sulle prede in difficoltà. Mi chiamano ogni giorno. Me come altri. Agenzie, intermediari immobiliari: nei momenti di difficoltà provano a comprarsi alberghi. Nella maggior parte dei casi sono strutture molto belle con gestioni familiari. E c’è chi cede». Carniani spera di riaprire a febbraio: «Non voglio stare chiuso troppo a lungo. Un albergo non lo puoi spengere. Poi ne paghi le conseguenze».

(Fonte: Repubblica (https://firenze.repubblica.it/cronaca/2022/01/22/news/firenze_hotel_fantasma_chiuso_senza_clienti-334742172/?ref=twhl))

Hanno creato un deserto e continuano a chiamarlo Italia.

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